MILANO – Stelle che vanno stelle che arrivano. E’ la “Rossa”, bellezza. Inutile negarlo: un stella in più, una in meno può fare o disfare la fortuna di uno chef. La Michelin (Italia, alla 60° edizione), del resto, è la più autorevole guida gastronomica. Tuttavia, i manager del Gruppo francese che la edita tengono a sottolineare anche altre “voci”: i ristoranti meno cari (quest’anno, per esempio, si segnalano alcuni locali stellati che a pranzo propongono un menù sotto i 25 euro), il tipo di cucina, i servizi.
Per non dire della novità assoluta dell’edizione 2015, che diventa “social” con una nuova App che permette di accedere a tutti i ristoranti della Guida e di interagire. Tuttavia, l’atmosfera si scalda quando comincia la danza delle stelle, fissata sul tabellone della sala del Principe di Savoia di Milano che ospita l’evento di presentazione. Al netto di ingressi ed uscite, ecco un paio di news senza precedenti: nel nostro Paese, la stella Michelin viene assegnata per la prima volta a una Macelleria con cucina e ad un ristorante Etnico.
Si tratta di “Damini&Affini”, bottega-gioiello (non solo carne ma anche tante chicche enogastronomiche al bancone di vendita) di Arzignano, un paese della Valle del Chiampo, in provincia di Vicenza, nota per le concerie.
Sembra impossibile, eppure in quest’area fuori mano la Macelleria dei fratelli Damini, con annesso piccolo ristorante d’eccellenza, ha sfondato sul serio.
Dal Nord Est passiamo a Milano. Qui il ristorante giapponese Iyo (siamo in zona Sempione), aperto da alcuni anni con crescente successo, interpreta il Giappone con creatività e un occhio di riguardo all’Occidente (per degustare qualche piatto occorre munirsi di forchetta e coltello abbandonando le classiche bacchette orientali) e, al dessert, mix di dolci europei e frutti asiatici.
Un’altra curiosità: la stella a “Le tre lune” di Calenzano (Firenze) interessa non uno ma 3 giovani amici toscani che, dopo aver girato il mondo, si sono ritrovati per realizzare una grande cucina. Tra l’altro, la Toscana risulta nella Guida la regione più dinamica, con 7 nuovi ingressi e 4° nella classifica generale con 30 stellati. Con la Campania e la Lombardia, conta il più alto numero di stelle.
L’Empireo? Otto ristoranti a 3 stelle c’erano ed 8 restano nell’edizione 2015: Piazza Duomo (Alba), Dal Pescatore (Canneto sull’Oglio), Da Vittorio (Brusaporto), Le Calandre (Rubano), Osteria Francescana (Modena), Enoteca Pinchiorri (Firenze), La Pergola (Roma), Reale (Castel di Sangro). Due new entry per le 2 stelle: il Piccolo Principe (Viareggio), Taverna Estia (Brusciano/Na).
Il panorama più movimentato riguarda il gruppo di ristoranti a una stella (che in tutto sono 285). Qui si registrano numerose cancellazioni (per cessata attività ma anche per demerito), a fronte di 27 novità.
Da menzionare due big della cucina: Andrea Berton che ha traslocato da Trussardi alla Scala aprendo il suo ristorante – Berton – a Milano, nell’area dei grattacieli di Porta Nuova. E Matteo Baronetto, che ha lasciato Carlo Cracco per trasferirsi “Al Cambio” di Torino, storico ristorante, frequentato – per citare un illustre del tempo che fu – da Camillo Benso conte di Cavour.
Entrambi guadagnano la stella. Tra i critici, i giornalisti e i personaggi del settore, si discute esprimendo sorpresa per alcune eliminazioni. Ma qualcuno commenta: “Un bel repulisti ci voleva…”.
Incrociamo Giusppe Lavazza, re del caffè, che, nella sua personale classifica, avrebbe assegnato la seconda stella a “La Ciau del Tornavento” (Treiso/Cn), chef Maurilio Giarola. Amen. Infine, anche in questa edizione della Michelin spiccano i giovani talenti: 11 chef sono sotto i 35 anni. Mentre le donne chef stellate sono 47.