MILANO – Non è una questione da poco, quando il terzo produttore al mondo di prodotti a base di cioccolato, decide di votarsi al cacao equosolidale. Ne ha parlato Aldo Cristiano, Director cocoa procurement Ferrero, alla conferenza di presentazione dei dati FairTrade (FOTO) Italia tenutasi in Expo. Che anche per il 2014 segnalano una crescita a due cifre: +17,8% il valore del venduto sul 2013, pari a 90 mln di euro.
Un impegno, quello di Ferrero, che copre tutti gli ingredienti principali dei prodotti della multinazionale di Alba, ovvero oltre al cacao (l’azienda ne acquista 4 milioni di tonnellate l’anno, il 3% della produzione mondiale), zucchero di canna, olio di palma, nocciole, uova e latte.
“Oggi siamo al 40% di cacao certificato, superiore alla previsione che avevamo stabilito per fine 2014 del 20%, e sono certo che raggiungeremo questo traguardo nei tempi stabiliti, o anche prima” ha detto Cristiano.
La scelta di Ferrero è stata motivata, oltre che dai valori etici e di sostenibilità di impresa, da un fatto incontrovertibile: le pratiche equosolidali, tramite l’educazione dei contadini, permettono di ottenere non solo una resa maggiore dei terreni (in Costa d’Avorio si è passati da 400 a 1000 Kg per ettaro, ma in Ecuador si arriva a 3000 Kg per ettaro), ma anche di garantirne la qualità. “Ad oggi abbiamo formato 60mila contadini, tramite FairTrade o cooperative od enti che sono poi stati sottoposti ad audit”.
La qualità, appunto, è risultata la molla che ha fatto scattare il meccanismo virtuoso. “Dopo il 1999 abbiamo notato un progressivo degrado della qualità e delle proprietà organolettiche del cacao prodotto, ma anche della quantità. Oggi da un terzo a un quarto del raccolto è perso a causa delle malattie, che potrebbero essere evitate usando pratiche agricole corrette”. In altre parole, ci sono ragioni economicamente valide per scegliere un commercio “justo”, come si chiama in spagnolo. “Lo scopo non è la competitività con le altre aziende, ma la soddisfazione delle esigenze dei consumatori” spiega Aldo Cristiano.
Dunque dobbiamo aspettarci a breve una Nutella con marchio Fair Trade? “Non ci interessa avere prodotti “buoni” e altri no, per noi è più importante certificare che il 40% del nostro cacao è equosostenibile, ed è equamente distribuito in tutti i nostri prodotti. E possiamo farlo, perché importiamo le fave di cacao, non semilavorati di cui non è sempre facile tracciare le origini. La trasparenza è fondamentale, ciò che è indicato in etichetta deve essere ciò che c’è nel prodotto” conclude Aldo Cristiano.