lunedì 23 Dicembre 2024
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Svizzera, Fase 2: per entrare nei locali, si lascia il numero di telefono

Il piano di sicurezza anti Covid-19 del Paese prevede, dall’11 maggio, la riapertura delle attività di ristorazione ma i consumatori dovranno lasciare i loro contatti telefonici e bisognerà mantenere la distanza sociale di almeno due metri tra i tavoli

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SVIZZERA – In Italia la Fase 2 è cominciata da una settimana circa e ancora c’è molto da pensare e strutturare per le prossime aperture. Per capire come muoversi limitando da una parte i rischi e dall’altra salvando i pubblici esercizi, un buon inizio è quello di guardarsi attorno alla ricerca di modelli che funzionano, come quello svizzero. Cosa sta succedendo in un Paese molto vicino all’Italia? La notizia dal sito tg24.sky.it.

Svizzera, Fase 2: cosa possiamo copiare

Dall’11 maggio in Svizzera si riaprono le porte di bar e ristoranti, ma con un obbligo per il clienti: lasciare il loro numero di telefono. Questo è quanto prevede il piano di sicurezza anti Covid-19 per il settore. Permessi i gruppi fino a 4 persone, fatta eccezione per le famiglie più numerose, con una distanza tra i tavoli di almeno due metri.

Il piano delle associazioni del settore

I dettagli delle misure da prendere per la riapertura dei ristoranti e dei bar sono contenuti nel piano che le associazioni del settore alberghiero e della ristorazione hanno presentato il 5 maggio. I clienti dovranno lasciare nome, numero di telefono, data e ora della visita e tutti i dati saranno registrati dal ristoratore che dovrà conservarli per 14 giorni. Gli stabilimenti dovranno mettere a disposizione dei clienti prodotti per la pulizia delle mani come acqua e sapone o disinfettante e garantire che il loro personale sia esposto il meno possibile al contatto con i clienti. Inoltre viene raccomandato, ma non è obbligatorio, l’uso delle mascherine per il personale.

Misura per tracciare i contagiati in Svizzera

La misura serve per tenere traccia dei contatti ed evitare una nuova diffusione di contagi secondo un piano elaborato con la consultazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica e l’Ufficio federale della sicurezza alimentare.

Un portavoce del collegamento esterno della Commissione federale per la protezione dei dati ha dichiarato al quotidiano Tages-Anzeiger che non è compito degli istituti di ristorazione privati ​​verificare l’accuratezza delle informazioni fornite o rintracciare le persone infette. E per questo motivo, “la raccolta di nomi e numeri di telefono come misura per combattere le epidemie dovrebbe in linea di principio essere effettuata su base volontaria”.

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