ANCONA – La disperazione dei gestori è palpabile: già nel 2020 le tensioni avevano raggiunto livelli importanti, tra manifestazioni in piazza sfociati in tumulti, a scioperi della fame. Adesso, che le cose non sembrano esser migliorate tra misure governative che impongono la chiusura e aiuti statali che tardano ad arrivare, la rabbia porta a gesti eclatanti: come quello di Massimiliano Sturani, imprenditore e titolare del Maxi bar che è salito sul tetto di un’automobile armato di cartello, per urlare il suo disagio in pubblico.
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Sturani, ora basta
Così recita la scritta sul suo cartello fatto a mano, attaccato a un palo che agita mentre si regge in equilibrio sopra una macchina parcheggiata. Un uomo portato al limite della sopportazione che in fin dei conti chiede una cosa semplice (che però sembra impossibile con questa pandemia): poter tornare a lavorare in sicurezza.
Non ci sono più soldi per pagare le bollette e coprire le spese, tanto meno per vivere decentemente. E dove sono finiti i ristori tanto promessi in televisione?
Sturani non ce la fa più, questo è poco ma sicuro. E come lui ce ne sono tanti altri nelle stesse condizioni. Quello che viene reclamato è il diritto al lavoro, che però dal 2020 in poi ha dovuto fare i conti con un altro diritto irrinunciabile: quello della salute.