ROMA – Il caffè potrebbe avere capacità protettive contro il cancro alla prostata. Lo rivela uno studio scientifico condotto dal Dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma su 7mila italiani.
Una ricerca che sfata il luogo comune che vede nella bevanda tanto cara agli italiani un “veleno” per il nostro organismo, specie se preso in dosi massicce.
È stata condotta partendo dall’osservazione, durata in media 4 anni, di circa 7 mila uomini residenti in Molise e partecipanti allo studio epidemiologico Molisani.
Quindi all’osservazione sono stati aggiunti i test in laboratorio che hanno mostrato la riduzione di oltre il 50 per cento del rischio di ammalarsi di tumore alla prostata per chi beve almeno tre tazzine di caffè al giorno. Il merito sarebbe della caffeina, diretta responsabile degli effetti protettivi.
Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Cancer, si inserisce in precedenti ricerche sul carcinoma prostatico e, in particolare sull’azione della caffeina.
Alcuni lavori recenti, sia inglesi che americani, ne avevano suggerito un effetto protettivo.
«Negli anni recenti sono stati condotti diversi studi a livello internazionale – ha dichiarato all’Ansa George Pounis, ricercatore greco della Neuromed e primo autore del lavoro – ma le evidenze scientifiche disponibili erano considerate insufficienti per trarre conclusioni e in alcuni casi i risultati apparivano contraddittorie.
Il nostro scopo è stato ampliare le conoscenze, in modo da fornire una visione più chiara».
Va detto inoltre che il tumore alla prostata era stato segnalato anni fa, dai primi dati raccolti dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, come uno dei più frequenti in Molise e in particolare dell’area bassomolisana.
Uno studio che avrebbe dovuto precedere la pubblicazione del Registro dei Tumori, tremenda lacuna della nostra regione.
Adesso questa ricerca che apre possibilità di studi a livello internazionale, «Analizzando le abitudini relative al consumo di caffè, e mettendole a confronto con i casi di cancro alla prostata che si sono verificati nel corso del tempo – ha concluso il dottor Pounis – abbiamo potuto evidenziare una netta riduzione di rischio, il 53 per centro, in chi ne beveva più di 3 tazzine al giorno».
I ricercatori hanno testato l’azione di estratti di caffè (contenenti o meno caffeina) su cellule tumorali prostatiche in provetta e hanno osservato che solo gli estratti con caffeina hanno la capacità di ridurre significativamente la crescita delle cellule cancerose e la loro capacità di formare metastasi.
Vera Un effetto che in larga parte scompare con il decaffeinato, per questo l’effetto benefico è molto probabilmente dovuto proprio alla caffeina, più che alle numerose altre sostanze contenute nel caffè.
Un particolare rilevante legato alla dieta italiana
«Dobbiamo tenere presente – ha commentato Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale – che lo studio riguarda una popolazione del Molise, che quindi beve caffè rigorosamente preparato all’italiana, cioè con alta pressione, temperatura dell’acqua molto elevata.
Questo metodo, diverso da quelli seguiti in altre aree del mondo, potrebbe determinare una maggiore concentrazione di sostanze bioattive. Sarà molto interessante approfondire questo aspetto. Il caffè è parte integrante dello stile alimentare italiano, che non è fatto solo di singoli cibi, ma anche del particolare modo di prepararli».