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STRAUSS COFFEE – Passi avanti verso l’IPO a Wall Street

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MILANO – Fine esercizio in parziale ripresa per Strauss Coffee. La società, con sede ad Amsterdam, che gestisce il business caffè del colosso israeliano Strauss Group chiude il 2014 con vendite per 3,8 miliardi di shekel (887,5 milioni di euro) e profitti per 265 milioni di shekel (61,9 milioni di euro).

Una flessione, rispettivamente, del 3% e del 13,6% rispetto all’esercizio precedente.

Ma nel quarto trimestre, le vendite sono cresciute del 2,4% a 1,03 miliardi di shekel (240,6 milioni di euro).

L’incremento è addirittura del 9,4% al netto degli effetti valutari. Trainanti i mercati esteri (+4,8%), mentre le vendite in patria hanno segnato un calo del’8,7%.

Strauss Coffee muove intanto passi decisivi verso la quotazione in borsa (probabilmente a Wall Street).

La società capogruppo Strauss Group ha annunciato infatti in un comunicato la presentazione dei documenti alla Sec (Securities and Exchange Commission, il corrispettivo americano della Consob), pur aggiungendo che “non c’è nessuna certezza che l’Ipo possa essere finalizzata e a quale data”.

Il collocamento in borsa consentirebbe alla coffee company di Strauss di finanziare la sua ulteriore espansione sullo scacchiere globale e fornirebbe, nel contempo, al socio di minoranza TPG Capital una exit strategy onorevole.

TPG Capital, una delle più grandi imprese di investimento di private equity a livello globale, è entrata nel capitale di Strauss Coffee nel maggio del 2008.

Pur essendo iniziata sotto i migliori auspici, la partnership si è rivelata presto burrascosa. E a nulla è valso il fatto che Strauss Coffee sia diventata, da allora a oggi, il quinto competitor mondiale nel R&G (torrefatto macinato) e il quarto nel solubile, con un ruolo di primo piano in Europa dell’est, Balcani, Russia e Brasile.

I risultati non si sono rivelati però all’altezza delle aspettative del fondo americano, soprattutto per il modo in cui sono stati ottenuti.

Di qui il tentativo, attuato 3 anni fa, di vendere gli asset della società in Russia ed Europa dell’est, in modo da consentire a Strauss di riscattare la quota di TPG.

Tuttavia, le trattative intavolate con gli indiani di Tata Coffee e con De Master Blenders non approdarono a nulla e i conseguenti dissapori tra i due soci ebbero uno anche uno strascico legale.

TPG decise infatti di muovere in giudizio contro Strauss accusandola di voler svalutare gli asset societari, per vanificare la possibilità di lanciare un IPO, e riscattare così la quota di minoranza con più facilità.

La pretesa veniva respinta, al pari di un’ulteriore causa promossa da TPG contro la defenestrazione, decisa dai vertici, del ceo di Strauss Coffee Todd Morgan, ex-dipendente del gruppo americano.

L’annuncio dei giorni scorsi sembrerebbe preludere a una riconciliazione tra i due partner, se non altro in nome di un comune interesse.

Il collocamento in borsa consentirebbe a TPG, se non di dismettere completamente, almeno di dimezzare la sua quota in Strauss Coffee.

Rimane da vedere se l’operazione potrà andare in porto e come verrà prezzata l’eventuale IPO.

Nonostante l’espansione in numerosi mercati e le acquisizioni recenti, il valore di mercato di Strauss Coffee non sarebbe cresciuto più di tanto negli ultimi anni.

L’anno scorso (fonte: Wall Street Journal), TPG riteneva infatti che la sua partecipazione nella società valesse appena il 10% in più rispetto al tempo dell’acquisizione.

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