MILANO – Ecco il secondo capitolo della storia del torrefattore romano Fabrizio Rinaldi che abbraccia il periodo da febbraio 2014 a febbraio 2015.
Rinaldi così presenta il suo scritto, che abbiamo diviso in 5 puntate.
Questa storia è la mia storia. Scriverla per me non è stato difficile, fa parte della mia natura, come bere un buon caffè al mattino, appena sveglio, nel silenzio che precede la giornata lavorativa.
C’è un motivo per cui l’ho scritta … Quando un lavoro si trasforma in una passione, totale e tale da sconvolgere persino i tuoi piani di vita, allora ti rendi conto che c’è bisogno di ricordare, e raccontare, sempre, per tenere alta la fiamma.
Queste pagine sono state scritte in precisi archi di tempo, indicati all’inizio di ogni articolo, e leggendole si potrà scoprire, attraverso espressioni di linguaggio sempre più tecniche, come le mie conoscenze sul caffè e sul mondo della torrefazione si sono evolute negli anni.
Questa storia ha un inizio, ma, per fortuna, non ha ancora una fine. E’ in continuo aggiornamento. E nei prossimi mesi è prevista una nuova puntata. Io sono qui per condividerla insieme a voi.
Se vi farà piacere, all’ultima pagina, troverete sempre un indirizzo mail a cui potrete scrivermi. Io vi auguro una buona lettura, con la speranza un po’ egoistica che vi affezionate al mio sogno e che sentirete d’improvviso il bisogno di renderlo anche vostro.
Che così presenta il suo scritto
Febbraio 2014 – Febbraio 2015
Dopo il corso seguito alla Mokaflor e l’articolo ” Storia di un giovane torrefattore ” pubblicato sul blog Ilcaffespreossoitalano, è successo qualcosa di strano. D’improvviso mi sono sentito svuotato, o meglio appagato, come se raccontare la mia esperienza, in quelle poche pagine, avesse definito il traguardo di un percorso lavorativo iniziato anni prima.
In realtà mi sbagliavo, stavo raggirando la mia coscienza, semplicemente mi ero adagiato su me stesso, gongolandomi dei risultati ottenuti. E quindi per un periodo mi sono limitato a tostare il caffè, senza affinare le mie ricerche sulla materia, o provare ad ingrandire il mio piccolo mondo.
Poi un giorno, a metà estate, mi arriva un’email e la storia d’improvviso cambia di nuovo.
Mi scrive un ragazzo italiano che vive in Belgio, dice che ha letto la mia storia sul blog ed è curioso di provare il mio caffè. Per molte persone questo può sembrare un piccolo particolare, una notizia tra le mille notizie di una giornata, invece per me è stato un colpo di grazia. Positivo, naturalmente.
Ci scriviamo diverse email e ci accordiamo per la spedizione. Tosto per lui un paio di miscele personalizzate. Il giorno stesso che spedisco il caffè in Belgio ricevo una nuova e-mail. E’ un imprenditore che si occupa di macchinari per la torrefazione. Anche lui ha letto la mia storia sul blog.
Come una catena di Sant’Antonio, nel giro di un paio di mesi mi scrive gente da tutta Italia per chiedere consigli, in quanto io stesso avevo indicato sul blog che ero disposto a fornire indicazioni a chiunque volesse avventurarsi in questo mondo. Trascinato dall’onda di questo entusiasmo, sentendomi come un pater familias che disponde parole buone, decido di aprire una pagina su Facebook, per raccontare meglio la mia esperienza e mostrare ad un pubblico più vasto quello che ho da dire.
A settembre 2014 nasce su Facebook la pagina ufficiale che porta il nome della mia attività: Caffè Rinaldi – Torrefazione artigianale. E da qui comincia un’altra avventura. L’onda benefica non si arresta e su questo spazio creo un mondo fino ad allora vivo soltanto dentro i miei sogni.
Pubblico le foto delle persone e dei luoghi che hanno fatto parte di ” Storia di un giovane torrefattore “, mostro il mio ambiente di lavoro, il Bar Pasticceria Rinaldi, e mi metto in gioco, lasciandomi fotografare mentre tosto il caffè, o con una rivista su cui è stato pubblicato un mio articolo.
Scrivo una seconda volta sul blog Ilcaffeespressoitaliano, raccontando i segreti della mia miscela, per far capire, a chi volesse avvicinarsi a questo ambiente, cosa si nasconda dietro un caffè.
Frequento poi un corso organizzato dalla DM Italia, un’azienda che opera nel settore della torrefazione, sulla macinatura del caffè, tenuto dal coffee trainer Andrea Matarangolo. Intanto, la mia pagina su facebook inizia ad avere un certo seguito, supera i 1000 mi piace e scopro che la gente comincia a interessarsi davvero a quello che pubblico, commentando e condividendo i miei post.
Una mattina, tra l’altro, con gli occhi ancora semi chiusi dal sonno, sbirciando tra le notifiche sulla mia pagina, mi accorgo che persino il mitico Andrej Godina, uno dei masssimi esperti in Italia sul caffè, ha messo mi piace sulla mia pagina. Un sorriso a trentasei denti ( ci aggiungo qualche molare immaginario per rendere l’idea ) si dipinge sul mio volto. Quasi non ci credo.
Dopo aver visto il suo servizio su Report, all’interno dell’inchiesta realizzata dal programma della Rai sul mondo del caffè, che aveva suscitato tanto scalpore, per me Andrej era diventato un obiettivo da raggiungere, a livello di immagine, notorierà e soprattutto competenza sul lavoro. Gli scrivo subito un lunghissimo messaggio di ringraziamenti e lui, di fronte a simile bontà d’animo, si commuove e mi risponde. Ci sentiamo anche per telefono e mi da preziosissimi consigli su come proseguire la mia avventura.
Inizio a prendere seriamente in considerazione, grazie a lui, l’idea di frequentare i corsi organizzati dalla Scae, ovvero la più importante organizzazione di settore, in Europa, che promuove la cultura del caffè di qualità e che fissa gli standard professionali riconosciuti per chi vuole lavorare in questo ambiente. Riuscire ad ottenere i loro certificati, ovvero il coffee diploma Scae, è il primo obiettivo che mi sono dato da raggiungere nei prossimi mesi.
Insieme ad un progetto che porta avanti da tanto tempo, forse da quando ho intrapreso questa avventura: acquistare una tostacaffè da cinque chili, registrare il mio marchio, Caffè Rinaldi, e di conseguenza fare capolino nell’aggueritissimo mondo della torrefazione. La seconda parte della mia storia si conclude qui. Il resto è il presente. Ma non voglio definirla conclusa. Ci sarà un terzo atto, sicuramente. Come a teatro.