MILANO – Parla Enrico Lucherini: «Quando ho cominciato non c’erano i giornali rosa e solo una o forse due televisioni. Non capivo neanche che lavoro facevo, avevo una rubrica sull’Europeo, i tavolini del Caffè Paris erano le mie prime scrivanie. Collaboravo con i ragazzi che facevano foto che poi Federico (Fellini) ha chiamato paparazzi. Mi bastava andare in via Veneto…», racconta così i suoi inizi il press agent Enrico Lucherini, in occasione della presentazione oggi della mostra ‘Purché se ne parli. Dietro le quinte di 50 anni di cinema italiano, al Museo dell’Ara Pacis da domani al 6 gennaio prossimo, dedicatagli in occasione dei suoi 80 anni.
In mostra foto di scena e locandine di oltre 120 film, ritagli di giornale, vignette, disegni e oggetti personali di Lucherini. Fra questi ultimi la sua agenda di sedicenne con i primi bozzetti colorati delle locandine e il conteggio dei giorni di cartellone dei film dell’epoca. Proprio gli oggetti personali sono il nucleo della mostra, custodita in una struttura in cui risuona il battito del suo cuore, registrato e sintetizzato al computer.
Uno stimolo auditivo che si aggiunge a quelli visivi e olfattivi. Nella piccola sala cinematografica allestita al centro dello spazio espositivo, infatti, si può sentire l’odore del legno delle sedie dei cinema degli anni ’70. Mentre si ammira ‘Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca; raccolta di film italiani prodotti dalla Titanus dal 1947 al 1962 commentati da Oreste Lionello.