domenica 22 Dicembre 2024
  • CIMBALI M2

Stefania Gabriele: “La mia passione per il caffè, scoperta grazie a Edy Bieker”

Da leggere

  • Dalla Corte
  • Brambati
  • TME Cialdy Evo
  • Water and more
Demus Lab - Analisi, R&S, consulenza e formazione sul caffè

MILANO – Partenza con un’altra donna del caffè, alla guida di una piccola azienda, Caffè Garaboni di San Giacomo di Laives in provincia di Bolzano. Stefania Gabriele racconta come sia lavorare all’interno del settore, portando avanti il suo essere imprenditrice all’insegna della formazione e della competenza.

Stefania Gabriele, che cosa è per lei il caffè?

“Sicuramente è qualcosa che ho ridefinito in seguito all’incontro della persona che mi ha fatto scoprire tutte le varie sfaccettature della bevanda, le stesse che poi portano a un risultato di qualità finale in tazza. Da quel momento, ho potuto conoscerne i tanti aspetti, dalla coltivazione ai metodi di preparazione.

La mia generazione purtroppo fa parte di quei consumatori che da una vita beve il caffè, senza avere però nessuna conoscenza dei fattori come l’origine e la tipologia del prodotto. Per cui, il caffè per me è diventata una passione nel momento in cui ho conosciuto colui che io definisco un po’ il mio “guru”: Edy Bieker. E’ stato lui ad aprire per me questo mondo. E così, a mia volta, ho potuto farlo conoscere ai nostri clienti. In modo da raccontare le differenze e la qualità di ciò che si sta bevendo.

Con Edy Bieker siamo rimasti ancora oggi in contatto. La mia fortuna è stata quella di averlo conosciuto all’interno del mondo dei crudisti agli inizi del mio percorso e di questa avventura professionale. Mi ha davvero affascinata. Da lì, giorno per giorno, ho cercato anch’io, nel mio piccolo, di imparare e di conoscere sempre di più.

Non ritengo infatti che si possa mai smettere di imparare sulla qualità. Assaggiando tutto, alla ricerca della soluzione che possa incontrare gusti diversi. Alternando alcune qualità di Arabica più standard.

Oppure, permettendo al nostro cliente, di scegliere la propria miscela. C’è chi arriva in azienda appositamente per creare insieme un prodotto personalizzato. A mio parere, una soluzione che va molto bene per i professionisti che vogliono distinguersi con il proprio caffè all’interno della propria caffetteria. Spiegando ai consumatori più attenti, il lavoro che sta dietro la scelta. Una decisione che però avviene con maggiore consapevolezza.”

Qual è il suo ruolo all’interno di Caffè Garaboni?

stefania garaboni
Stefania Garaboni in mezzo ai chicchi

“Garaboni è un marchio che abbiamo rilevato da un’azienda che inizialmente commercializzava il caffè e che ora invece trasforma anche la materia prima. Facendola diventare torrefazione, parte di cui attualmente, mi occupo. Offriamo sia i nostri prodotti sotto il marchio Garaboni, sia le altre miscele personalizzate a seconda delle precise richieste dei clienti.

Tra questi ci sono anche degli chef della nostra provincia che si sono dedicati alle loro creazioni. Sono stati incuriositi dalle nostre idee. Nessuno anni fa nella nostra zona, dava la possibilità di scegliere le percentuali per la realizzazione la propria miscela. Nè di informarsi sulle varie possibilità che il caffè può esprimere.”

Il mio ruolo specifico?

Continua Stefania Gabriele. “Quello dell’assaggio del caffè in generale. Valuto la materia prima. Poi sono anche la formatrice dei nostri clienti: un’attività a cui tengo molto. Organizziamo dei corsi per dare il giusto valore al caffè, facendo passare il messaggio che, al contrario di quanto si possa pensare, è un prodotto che può fare la differenza all’interno di un locale. Raccontando l’origine, il tipo di coltivazione e altri elementi su cui aggiornarsi di continuo.

Ho in attivo anche un mio piccolo progetto personale, rivolto ad un pubblico di nicchia. Ovvero la messa sul mercato di un caffè prodotto in alcune zone del Guatemala in cui ci siamo impegnati a dare supporto per una maggior tutela del lavoro delle donne nelle piantagioni. Un aspetto fondamentale.”

Scelta particolare: com’è avvenuta?

“Tutto è nato proprio prendendo contatti con i coltivatori di questa piantagione. Mi sono subito interessata e quando ho visto le condizioni di lavoro di queste donne in quelle zone sottosviluppate, ho deciso di attivarmi. La forza lavoro è per la maggioranza al femminile. Ora hanno deciso di esser certificate sia dal punto di vista della qualità del prodotto che coltivano che per poter migliorare le loro condizioni lavorative.

Trasmettiamo così il messaggio da donna a donna, che il mondo si sta evolvendo. Soprattutto per noi donne, all’interno del settore caffè dove i vertici sono per lo più maschili, è importante migliorare questo aspetto.”

Dal suo punto di vista quindi ha visto un’evoluzione per la donna nel suo ambito professionale? Per lei è stato più difficile?

“E’ normale, purtroppo, che per una donna sia un po’ più difficile emergere. Anche se, per mia fortuna, ho avuto modo di conoscere persone che hanno subito apprezzato il mio interesse. Per cui, attraverso la collaborazione tra uomini e donne ci si completa: magari la parte più tecnica legata alle macchine, è stata affidata a loro. In tutti questi casi comunque, non ho mai scontato i pregiudizi rispetto al mio genere. O meglio, ci sono stati e ci sono tuttora, ma io vado avanti puntando al risultato.

Preferisco ignorare questi ostacoli che, sebbene esistano, non devono fermare noi donne. Certo: è più difficile rendersi più credibili come professioniste. A mio parere però le donne non solo stanno crescendo in questa realtà, ma la arricchiscono. “

Qual è il tocco femminile in più che dà lei al suo lavoro?

“Forse nel modo di relazionarmi con il prossimo. Il mio gestire le attività in maniera funzionale, riuscendo a portare dei guadagni senza rinunciare alla qualità. Da questo punto di vista penso che una donna, proprio nella sua volontà di portare sino in fondo un progetto, una filosofia, abbia una marcia in più. Un po’ come se fosse una madre che lotta per la sua creatura verso un futuro di successo.

Io sono poi una donna piuttosto mascolina, quindi non mi occupo degli aspetti più estetici. Ma di sicuro trasmetto la mia passione. Quando vedo le persone che sono soddisfatte e mi ringraziano, capisco di aver fatto bene il mio lavoro.”

Quindi per lei è stata una scelta di vita o di lavoro?

“Inizialmente è stata una strada professionale, poi, dopo averla trasformata in una passione, è diventata invece una scelta di vita. Improntata sulla diffusione della qualità soprattutto in Italia, un Paese rimasto indietro a un livello piuttosto basso. Tra piccoli e grandi, dovremmo offrire dei prodotti più elevati. E questo si può fare solo quando si racconta la verità.”

Quindi ha assistito a un’evoluzione del settore?

“Sì. Da una parte è avvenuto dal punto di vista dell’immagine e della comunicazione. Attraverso il rinnovo di loghi e brand. Anche i grandi colossi poi si stanno orientando a una produzione di qualità, uscendo dalle logiche del solo ritorno economico.”

Ci sono stati momenti di crisi?

“Sì. Ci sono stati momenti più critici quando ci siamo scontrati contro i colossi, che hanno la possibilità di conquistare un maggior numero di clienti, spingendo più sul lato economico con la proposta di prezzi bassi. Una piccola azienda invece, non ha sempre la possibilità e i mezzi per comunicare davvero al barista quanto sia importante puntare sulla qualità, tralasciando i costi. Restare competitivi per le realtà più piccole in questi termini, è dura.

E’ necessario però superare questa fase di difficoltà, lottando contro prezzi più bassi, gli sconti e i finanziamenti proposti dalla grandi aziende. Io continuo a portare avanti la mia scelta di focalizzarmi sulla qualità. Perché anche il numero dei clienti che appoggiano questa filosofia sta crescendo. Il consumatore finale ha diritto di bere qualcosa che sia veramente buono.

E’ pesante affrontare alcune situazioni più ostili, ma bisogna continuare. Da parte mia, la fortuna è stata anche quella di aver potuto contare sull’appoggio della mia famiglia. Con la quale riusciamo a spartirci da una parte l’ambito commerciale e dall’altra, affidata a me, quella della torrefazione. Ci siamo dati forza a vicenda. Anche se non è sempre semplice.”

Qual è la giornata tipo Stefania Gabriele

“Quando arrivo in azienda ci incontriamo nel piccolo nostro bar aziendale. Si discute sugli aspetti da migliorare in un aperto confronto sulle varie problematiche e le loro possibili soluzioni. Dopo le dovute verifiche, passiamo al mio compito: durante la giornata, mi occupo degli assaggi soprattutto nelle prime ore della mattina e coinvolgo anche i miei collaboratori. Spiegando eventualmente le criticità e le modalità per ottenere determinati risultati.

Si parla quindi degli aspetti positivi e negativi della bevanda. E poi, ovviamente, in seguito al ritrovo con i colleghi, mi occupo anche delle pratiche amministrative. “

di Simonetta Spissu

CIMBALI M2

Ultime Notizie

Carte Dozio