domenica 22 Dicembre 2024
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Stati Uniti: il boom delle caffetterie e del porzionato non fa crescere i consumi

La percentuale di consumatori abituali rimane più o meno la stessa di due decenni fa: lo dice un recentissimo sondaggio Gallup

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Le caffetterie sono il segmento in massima crescita nell’universo dei pubblici esercizi Usa, ma i consumi di caffè non sono aumentati in questi ultimi anni. È la conclusione, quasi paradossale, di un sondaggio Gallup condotto recentemente (8-12 luglio) su un campione significativo della popolazione adulta americana di un migliaio circa di persone.

Il primo dato significativo (vedi tabella) che emerge dal sondaggio è infatti che la percentuale di consumatori abituali (almeno una tazza al giorno) sul totale della popolazione maggiorenne rimane fissa al 64%, invariata rispetto a 3 anni fa e superiore di un solo punto percentuale (63%) rispetto al 1999.

Più nel dettaglio, il 26% degli americani sostiene di bere una tazza di caffè al giorno; il 19% due tazze; l’8% tre e l’11% quattro o più tazze.

Gallup 1

Il sondaggio conferma inoltre una tendenza già evidenziata dal ben più noto (ed esaustivo) National Coffee Drinking Trends della National Coffee Association: il crescere dei consumi al crescere dell’età.
Al di sopra dei 55 anni, infatti, si dichiarano consumatori quotidiani quasi i tre quarti degli intervistati (74%), contro appena la metà (50%) nella fascia più verde (18-34 anni).

Lo stesso vale anche per la frequenza degli atti di consumo.

La media giornaliera, che è di 1,8 tazze al giorno per gli under 35, sale a 3 tazze al giorno nella fascia 35-54 anni e raggiunge un picco di 3,1 tazze quotidiane tra gli over 55.

Tale dato andrebbe naturalmente messo in rapporto ai dati sui consumi delle altre bevande nervine (si è osservata, ad esempio, una forte crescita recente del tè tra i più giovani), nonché degli energy drink.

La tabella sottostante ci consente di desumere ulteriori dati interessanti.

Gallup 2

La percentuale di consumatori quotidiani è più alta tra le donne (66%) che tra gli uomini (62%). Anche il consumo medio quotidiano è superiore tra le americane (2,9 tazze al giorno) che non tra gli americani (2,6 tazze). La popolazione bianca beve molto più caffè di quella non bianca. La proporzione di consumatori abituali aumenta al crescere del reddito, ma nelle fasce meno ricche chi consuma caffè ne beve di più (media di 3,8 tazze al giorno per i consumatori sotto i 30 mila dollari all’anno, contro 2,4 tazze per quelli di reddito superiore ai 75 mila dollari). All’est si beve più caffè che all’ovest e i consumi sono maggiori tra i disoccupati che tra gli occupati.

Poco più di un quarto degli intervistati avverte una qualche forma di dipendenza o assuefazione alla caffeina. L’incidenza del fenomeno è chiaramente maggiore al crescere del consumo quotidiano (46% tra chi consuma oltre tre tazze al giorno, contro appena il 10% per chi consuma solo una tazza).

Ma appena il 10% di tutti i bevitori di caffè sostiene di voler ridurre il proprio consumo della bevanda e la percentuale non aumenta tra i bevitori forti o i “caffeinodipenenti”, veri o presunti che siano.

L’impressione – osserva in conclusione il commento ai risultati del sondaggio – è che gli americani sappiano autoregolarsi nei consumi di caffè evitando gli eccessi e privilegiando la qualità rispetto alla quantità.

La moda delle caffetterie e la crescente diffusione delle macchine domestiche per il porzionato hanno reso più pratica la preparazione e più piacevole la degustazione, ma non hanno indotto gli americani a bere più caffè.

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