MILANO – Un articolo del New York Times, pubblicato più di 150 anni fa, racconta il consumo di caffè di quel periodo nel Paese americano.
Caffè: contribuiva, in questo modo, alla Guerra di Secessione.
Il segretario del Tesoro propose al Congresso una tassa di 5 centesimi a libbra sul caffè come contributo alle necessarie spese militari, Avrebbero garantito l’integrità dell’Unione contro i ribelli secessionisti del Sud. I dazi sul tè e sui chicci erano imposti proprio con le stesse modalità dei giorni nostri con la benzina.
Forse, era proprio questa una delle ragioni per le quali già da allora il consumo di caffè era studiato con tanta attenzione.
L’accisa era, a tutti gli effetti, considerata una delle fonti disponibili a cui ricorrere per raccogliere velocemente una grossa somma di denaro per le casse statali e senza troppe difficoltà. Proprio come per la benzina ai nostri giorni.
Già in quegli anni gli Stati Uniti erano il primo consumatore al mondo
Importando il 25% della produzione mondiale. A seguirli c’erano i tedeschi, quasi con la stessa cifra di importazione. Anche l’Olanda e il Belgio venivano menzionati come grandi consumatori al pari della Gran Bretagna che aveva, però, una popolazione maggiore. L’Italia, invece, non rappresentava un mercato di rilievo al contrario di oggi.
In dieci anni, dal 1850 al 1860, il consumo della bevanda ebbe un andamento in crescita, con un picco che poi calò, forse, anche a causa delle tasse e della guerra civile appena iniziata.
Nel 1850 gli USA importarono 152 milioni di libbre, fino a salire ai 238 milioni nel 1855. Ma nel 1860 il consumo scese a 185 milioni di libbre. Furono comunque anni caratterizzati da una domanda superiore all’offerta, e questo causò un aumento deciso del prezzo. La borsa di New York quotava all’ingrosso, nei tre anni precedenti l’articolo, per 100 libbre, i seguenti prezzi di importazione:
1858 | 1859 | 1860 | |
Brasile | $ 10.96 | $ 11.61 | $ 13.69 |
Santo Domingo | $ 9.28 | $ 10.33 | $ 12.39 |
Maracaibo | $ 12.04 | $ 11.89 | $ 13.83 |
Java | $ 16.13 | $ 14.79 | $ 16.15 |
Il blocco dei porti del Sud
Questo causò una riduzione delle capacità di importazione di caffè e tè dai lontani paesi produttori. Anche questo contribuì a un aumento dei prezzi.
Il più grande paese produttore al mondo era il Brasile, le cui coltivazioni di caffè erano state avviate nel 1774. Nel 1808 il raccolto del Brasile era di 8 milioni di libbre; ma la capacità produttiva crebbe con una velocità seconda solo alla coltura del cotone degli Stati Uniti stessi. Nel 1861 la produzione brasiliana di caffè era di 400 milioni di libbre. In meno di un secolo la capacità produttiva era aumentata di ben 50 volte; arrivando a conquistare il 60% del mercato di allora.
In generale, questa era la produzione di caffè dell’epoca, espressa in libbre
Brasile | 400.000.000 |
Java | 140.000.000 |
Ceylon | 40.000.000 |
Santo Domingo | 40.000.000 |
Cuba, Porto Rico | 25.000.000 |
Venezuela | 25.000.000 |
Sumatra | 25.000.000 |
Costa Rica, Indie | 18.000.000 |
TOTALE | 713.000.000 |
(1Kg = 2.2 libbre)
Fonte: NYT