MILANO — Tutti i partner a lezione di anti-razzismo. Dopo lo scandalo per l’arresto di due afroamericani a Filadelfia in uno store di Starbucks, solo perché volevano restare seduti al tavolo senza consumare, il colosso del caffè, come promesso, ha chiuso per un pomeriggio 8.000 suoi locali negli Stati Uniti per formare il personale. Dipendenti che Starbucks chiama partner per una decisione interna.
Un’iniziativa senza precedenti e di portata enorme voluta per lanciare un messaggio netto alla nazione. Molte le critiche da parte di alcuni investiori, anche per il costo dell’operazione, che inciderà per almeno 12 milioni di dollari solo in termini di mancati guadagni. Ma Schultz ha sempre detto che lui queste osservazioni le ascolta sempre ma tira dritto per la sua strada.
Sono stati presentati video, affrontate discussioni su come gestire al meglio situazioni delicate come quella di Filadelfia, dove sembra siano stati i dipendenti a chiamare la polizia, che ha effettuato l’arresto per violazione di proprietà privata.
Questo è solo un inizio
“Quattro ore di corso non risolveranno il problema razziale negli Stati Uniti, ma è un inizio”. Lo ha detto Howard Schultz, il carismatico capo della compagnia. Alla quale il training, secondo gli analisti, sarebbe costato dai 5 ai 7 milioni di dollari di mancato fatturato. Ma secondo altri analisti la cifra finale sarà di 12 milioni.
E tuttavia in un mercato competitivo come quello del caffè, il gigante ha dovuto cospargersi il capo di cenere. Proprio per far dimenticare ai suoi fan la brutta figura, fatta il 12 aprile scorso. E rimbalzata in tutto attraverso il mondo dallo smartphone di una cliente esterrefatta.
