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sabato 02 Novembre 2024
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Come Starbucks può aiutarci a riscoprire la migliore tradizione italiana del caffè

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MILANO – La Roastery di piazza Cordusio continua a far parlare di sé. Non c’è giornalista o blogger enogastronomico che non abbia detto la sua in quest’ultima settimana sullo sbarco di Starbucks in Italia.

Un punto di vista particolare è quella espresso da Marco Mangiarotti, critico musicale e televisivo, ma anche esperto di food. Nel suo blog, sul sito quotidiano.net, accosta la cultura del caffè del terzo millennio alla tradizione italiana.

E torna con la memoria all’aroma intenso del caffè appena tostato che usciva dalle torrefazioni di una volta.

Chissà se torrefattrice della Reserve Roastery– elemento centrale e iconico del megastore milanese – riuscirà a creare la stessa magia.

Ma ecco intanto le opinioni di Mangiarotti

Ormai saprete tutto dell’apertura di Starbucks a Milano, nel concept con torrefazione in Cordusio. E avrete letto soddisfazione e critiche feroci.

Lesa maestà

Queste ultime motivate soprattutto dall’idea di un attentato di lesa maestà al caffè espresso italiano. Che detto fra noi, tranne poche eccezioni, non si può bere se non per una masochistica botta acida dall’alba al tramonto.

Colpa della Robusta, perché la nuda Arabica in purezza non basta. Viene dal’Etiopia ed è coltivata soprattutto in Centro America.

Nel nostro provincialismo beato crediamo ancora che il nostro caffè espresso sia il migliore del mondo. Lo era negli anni ‘50 e ‘60, ma da qualche decennio appartiene alla preistoria.

Il caffè, la sua coltivazione e lavorazione, la torrefazione e le tecniche di preparazione al banco, sono una cultura veloce e affascinante che chiunque può affrontare con un corso amichevole al Taglio di via Vigevano, l’unico coffee shop milanese riconosciuto nel mondo: miscele e arabica in purezza, libri, competenza: l’università di un nuovo gusto.

Starbucks ha conquistato il mercato con il suo format e può farci scoprire il buono del nuovo. Un’idea più moderna di vivere un Caffè (in fondo dei letterari 4.0), ci aiuta a fare confronti con la migliore tradizione.

Mi manca invece il profumo intenso e acido della tostatura che usciva dalle torrefazioni artigianali sulla strada, come una sferzata di gusto.

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