MILANO — L’arrivo di Starbucks in Italia potrebbe incidere sui prezzi degli immobili. No, non è la solita fake news diffusa per ottenere condivisioni sui social. L’ipotesi che le quotazioni delle case possano lievitare nelle zone in cui sorgeranno i futuri store della sirenetta ha infatti solidi fondamenti scientifici.
Come riferisce Alessandra Caparello su Wall Street Italia, uno studio redatto dalla Harvard Business School ha rivelato che l’inserimento di ogni Starbucks in un’area corrispondente a un codice di avviamento postale determina, in media, un incremento dello 0,5 per cento dei prezzi delle abitazioni nel giro di un anno.
Lo studio si è basato su informazioni fornite da da Yelp, la piattaforma di recensioni di ristoranti online, e dall’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti.
Non è chiaro se sia la presenza di uno Starbucks in sé a determinare un’impennata dei prezzi o se invece – più semplicemente – l’apertura di un locale della catena americana denoti l’arrivo l’imborghesimento del quartiere.
Il professore di economia di Harvard che ha condotto l’indagine, Edward Glaeser, propende decisamente per la seconda ipotesi. E chiama in causa il cosiddetto fenomeno della gentrificazione.
Ossia la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni.
Fenomeno “fortemente associato” con l’aumento del numero di negozi di alimentari, bar, ristoranti e bar.
“L’ipotesi più naturale per noi è che i ristoranti rispondano ai cambiamenti esogeni nella composizione del quartiere, non che la disponibilità dei ristoranti stia guidando il cambiamento di quartiere.”
Quindi Starbucks potrebbe non causare la gentrificazione, ma il suo arrivo potrebbe confermare la tendenza alla gentrificazione.
