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Starbucks, perché tutti pazzi per Unicorno: fenomenologia di un successo

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MILANO – L’Unicorn Frappuccino lanciato in America da Starbucks — bevanda surreale dai colori cangianti e dal gusto di caramella frizzante — è diventato un vero e proprio fenomeno virale a colpi di citazioni, condivisioni, pins & co.

Ma non solo: l’hashtag #UnicornHair spopola su Instagram con oltre 300mila fotografie di capelli multi-colore, la pasticceria statunitense Mac Lab Bakery sta facendo faville con la produzione di macarons a forma di unicorno (già, il dolce più adorabile della storia) e Marc Jacobs ha portato il profilo di questa leggendaria creatura sulle passerelle, stampandolo sulle sue t-shirt.

Già ma a cosa è dovuto questo fiammante ritorno di popolarità?

Secondo Marieke van der Poel, fondatrice di Proef, azienda specializzata nell’individuazione delle prossime tendenze, il merito è anche dei social network.

“Se si pensa all’influenza di Instagram e a quanti vogliano presentare se stessi come una persona divertente, è facile capire come colori glitterati o tinte pastello possano essere la scelta giusta”, spiega in un’intervista sul San Francisco Chronicle.

“La tecnologia porta a una fuga dalla realtà, ma rende anche più popolari i colori forti e tutte quelle cose che appaiono interessanti sullo schermo”. Come gli unicorni, appunto.

Ma non è tutto.

Il grande ritorno del cavallo col corno in mezzo alla fronte è iniziato all’alba di questo decennio.

Da un lato le associazioni LGBT hanno iniziato a utilizzarlo come simbolo, probabilmente in quanto emblema di una diversità che incuriosisce e non fa paura.

Qualcosa di coloratissimo e di insolito, insomma, ma nel miglior senso possibile. Intanto Lady Gaga si faceva tatuare sulla coscia un unicorno per celebrare il successo del suo album Born this way — altro inno all’accettazione e all’esaltazione della propria identità individuale — e Kesha faceva strage di creature magiche in compagnia di James Van Der Beek in uno dei video musicali più deliziosamente camp della storia di YouTube.

La canzone si intitolava Blow, per la cronaca.

“Quello degli unicorni è un trend cavalcato soprattutto dai millennials”, continua Marieke van der Poel. “E in questo momento è così forte proprio perché i millennials stanno crescendo, stanno diventando grandi: tornano all’unicorno per dire addio ironicamente all’infanzia e all’adolescenza”.

Insomma, questa invasione di animali leggendari sarebbe un modo per salutare quegli anni in cui l’unicorno (per di più alato) usciva dagli specchi dei sogni di Sailor Moon, mentre in tv e nei negozi di giocattoli spopolavano i pupazzetti di My Little Pony.

Il tutto, però, dovrebbe esaurirsi a breve. Sempre secondo le previsioni di Proef, infatti, questa ossessione collettiva per unicorni e affini dovrebbe presto affievolirsi e iniziare a scomparire già entro i prossimi due anni. Lasciando posto a un qualcosa di più concreto, di più serio, di più adulto.

Un qualcosa che molti millennials stanno disperatamente cercando di rimandare, aggrappandosi alle chiome colorate dei loro cavalli magici per rimanere (o ritornare) nell’età della beata spensieratezza. E dar loro torto, per certi versi, è davvero difficile.

Filippo Piva

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