Torniamo sul dibattito che anima il mondo italiano del caffè da quando Starbucks ha annunciato, domenica scorsa, il suo prossimo arrivo in Italia. Riceviamo e pubblichiamo con piacere, nella sua traduzione italiana, il seguente intervento a firma di Antonio Schiavon della Macap, scritto in inglese per Comunicaffè International, nella forma di una lettera aperta al presidente e ceo Howard Schultz.
Starbucks arriva in Italia? Non stenderemo il tappeto rosso, ma nemmeno erigeremo le barricate. L’espresso non è più una bevanda etnico-identitaria … ma è considerato il miglior modo per estrarre il meglio dal caffè.
La ricerca dell’espresso perfetto ha raggiunto la sua summa utilizzando attrezzature italiane. Naturalmente, il termine “attrezzatura” rischia qui di essere riduttivo, dal momento che si parla di esclusive macchine per espresso e di macinadosatori che hanno fatto la storia dell’industria del caffè.
Sono stato, a suo tempo, fornitore di Starbucks e rimasi colpito, all’epoca, dalla profonda competenza e dall’entusiasmo delle persone che ebbi modo di conoscere.
Nel polverone sollevato dall’annuncio dell’imminente sbarco di Starbucks in Italia si è perso di vista un interrogativo fondamentale: dobbiamo aspettarci un invasione di selvaggi americani, che diffonderanno una cultura a noi estranea?
Oppure Starbucks è un qualcosa di più complesso?
La mia impressione è proprio questa: noi italiano assistiamo con fierezza al crescere della cultura del caffè dalla nostra torre d’avorio.
Ma il semplice fatto di essere italiani non significa automaticamente che noi sappiamo farlo meglio degli altri (parlo dell’espresso, naturalmente …).
Starbucks è un fenomeno gigantesco, da affrontare e studiare, che ci piaccia o no … ma non è una creatura mostruosa.
E darà la possibilità all’industria italiana del caffè – a volte troppo piena di autostima, a volte eccessivamente conservatrice – di fare un passo avanti nel senso della qualità.
Starbucks, se non altro, non sarà un posto economico.
Né il fast-food del caffè, come è stata ingenuamente dipinto.
In un recente commento ho visto i nomi di alcuni caffè storici italiani … il mio preferito è il Caffè Quadri di piazza San Marco a Venezia.
Caro Howard, il caffè che lei berrà in quel locale è quello di uno stimato torrefattore artigiano veronese. Sono sicuro che questo torrefattore non sarà affatto spaventato, anche se lei deciderà di aprire il terzo Starbucks italiano nella città scaligera.
Il suo caffè espresso è una cosa. Quello di Starbucks, spesso tendiamo a dimenticarlo, è una “bevanda a base di espresso”. Cioè un’altra cosa. C’è posto per la sua creatura come per il nostro espresso.
Metterò da parte una moneta da un euro per offrirle una tazzina di caffè. Parleremo di caffè sorseggiando un espresso. Benvenuto in Italia Mr. Schultz!