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sabato 02 Novembre 2024
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Starbucks in Italia, la concorrenza all’espresso fa bene all’espresso

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MILANO – Nel 2018 la catena di caffetteria Usa Starbucks aprirà in Italia. Prima tappa: Milano. Vale 350 posti di lavoro in piazza Cordusio, nell’ex sede di Poste italiane. Non mi unisco al coro di chi vede in questa iniziativa imprenditoriale un’operazione di lesa maestà verso le nostre aziende del caffè.

Ogni volta è sempre la stessa musica; siamo il Paese che non si fa mai mancare l’altolà preventivo.

Chi arriva da fuori viene percepito come fonte di pericolo, di minaccia quotidiana al proprio business, Un soggetto ostile che turba il mercato.

Ricordate?

Stessa sorte toccò ai McDonald’s. Si parlò addirittura di colonizzazione. Allora, tanto più oggi, le trovo prese di posizione antistoriche.

Come se la libera concorrenza fosse un problema irrisolvibile. Il punto di vista dovrebbe essere un altro, invece: accettare da protagonisti una sana competizione che funga da stimolo a migliorarsi.

Nessun intruso, dunque. Come noi andiamo all’estero portando le nostre eccellenze (non abbiamo forse aperto ristoranti nelle più importanti metropoli?), è disdicevole cedere al nervosismo se realtà internazionali decidono di investire qui da noi.

È il mercato, bellezza.

E sarà proprio la logica mercantile a decretare, come è giusto che sia, il successo o l’insuccesso dell’impresa. La calma piatta rende pigri.

Non aiuta a cogliere le opportunità, a cambiare per intraprendere un percorso di crescita. Il concorrente è una figura necessaria.

Non importa se italiano o di altra nazionalità. La cosa fondamentale è che rispetti le regole del gioco.

Per il resto liberi tutti. Il consumatore finale non chiede altro: pluralità di offerta, prezzo giusto, servizio all’altezza.

Spetterà a lui scegliere questo o quell’aroma. Se la tazzina di sempre oppure la novità Starbucks. Noi abbiamo una grande tradizione in materia?

Bene.

Ma ognuno deve poter gustare il caffè che desidera dove vuole.

Pompeo Locatelli

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