MILANO – Il nome già suggerisce una delle caratteristiche della nuova bevanda lanciata da Starbucks: il Gin Barrel-Aged Cold Brew, il nuovo drink a base di caffè.
Gin barrel-aged cold brew: com’è realizzata
Si ottiene mediante lo stesso processo di invecchiamento in botte dei chicchi di caffè utilizzato solitamente per il vino. Proprio questo processo regala al drink un sapore particolare oltre a un gusto ghiacciato.
La cattiva notizia è che il Gin barrel-aged cold brew è disponibile solo in uno store Starbucks: il Reserve Roastery di Seattle
Qui, i chicchi possono essere conservati in piccoli lotti e sottoposti al processo di invecchiamento che incontra i gusti e i desideri dei puristi del caffè.
I chicchi provengono dal Rwanda mentre le botti arrivano da una distilleria di gin artigianale a Seattle, il Big Gin, e da una distilleria di bourbon.
Il sapore riesce quindi a fondere gli aromi diversi del gin e del bourbon; oltre che della vaniglia, del cardamomo e del gusto speziato del pepe.
La torrefazione toglie qualunque residuo alcolico ai chicchi
La bevanda, lo ricordiamo, è completamente analcolica – ma senza perdere l’aroma del gin e di tutti gli altri elementi. Alla fine, come riporta Bustle, il drink assume anche una sfumatura al sapore di caramello.
Gin Barrel-Aged Cold Brew rappresenta davvero una svolta nel mondo di Starbucks
Starbucks vuole provare a proporre ai propri clienti (solo quelli di Seattle, chiaro) il sapore ricercato di una bevanda ottenuta da un processo laborioso e, a tutti gli effetti, artigianale. Proprio come avviene nelle piccole torrefazioni.
La tecnica dell’invecchiamento in botte è piuttosto antica
In quanto utilizzata di solito per spezie e alcolici. Solo più di recente, sta trovando una nuova formula utilizzando i chicchi di caffè.
Il fatto che questo processo sia arrivato a un colosso mainstream come Starbucks, è assolutamente significativo nel discorso del passaggio da locale a globale. Un passaggio che interessa anche i processi produttivi.