di SARA BENNEWITZ*
MILANO – In attesa dell’apertra della prima caffetteria a Milano, il caffè americano non piace abbastanza agli asiatici e i ricavi inferiori alle attese fanno crollare le azioni di Starbucks che, dopo aver guadagnato il 40%, nel 2015, avevano arginato i cali anche quest’anno che l’orso si è riaffacciato a Wall Street.
La catena di caffetterie più famose negli Usa vive inoltre un momento di cambiamento, dopo che McDonald’s sta sperimentando in tutto il mondo la formula colazione insieme a quella degli hamburger, anche il gruppo ha dovuto rinnovare al sua immagine, con un’offerta più ricca di cibo e aggiungendo anche le bevande alcoliche, per incrementare il fatturato.
Nel quarto trimestre, quello che coincide con le vendite di Natale, i negozi aperti da oltre un anno hanno registrato un aumento delle vendite dell’8%, ma i nuovi punti vendita in Asia e in Europa hanno fatto peggio delle attese.
In Cina e in Asia-Pacifico, le vendite sono cresciute solo del 5%, quasi due punti in meno delle attese degli investitori. Eppure l’ad Howard Schultz resta convinto che la Cina diventerà il principale mercato di sbocco del gruppo Usa, ma non ha specificato quando.
E anche il +6% registrato in Europa ha deluso gli investitori, perché a parità di punti vendita, il fatturato sarebbe salito di un misero 1% nella stagione più fredda, ovvero quando le bevande calde si vendono di più.
Le Americhe restano invece un successo con una crescita del 9%, insomma dove il business è già consolidato i risultati sono positivi, ma penetrare nuovi mercati è più difficile del previsto.
E così per l’intero anno Starbucks si attende profitti per 1,84-1,86 dollari ad azione,
meno di quanto si attendevano gli esperti di Wall Street, che hanno preso le distanze dal gruppo che nel 2015 contava su 23mila caffetterie in tutto il mondo, di cui 7mila negli Usa, cifra che tenendo conto delle due Americhe (ovvero includendo Canada, Brasile e Porto Rico) sale a quota 14.800.