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martedì 05 Novembre 2024
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Starbucks come manuale di innovazione: bisogna riscoprire l’ossessione della perfezione anche in Italia

Riccardo Luna, La Repubblica: "Quando Starbucks ha aperto a Milano, nel 2018, scrissi che la vera cosa da fare, per i bar italiani, era riscoprire l’ossessione della perfezione. Non è solo un caffè quello che chiediamo ogni giorno, è un pezzo della nostra storia, della nostra cultura; è un momento importante della giornata di milioni di persone, quello che passiamo in un bar"

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Il brand a stelle e strisce sta aumentando i propri punti vendita in tutto lo Stivale e la sua popolarità tra gli italiani è ai massimi storici. Alec Ross, che si è occupato di innovazione nei team di Barack Obama e Hillary Clinton, ha pubblicato su Linkedin un post severo in cui augura a Starbucks di fallire in Italia.

Riccardo Luna, giornalista del quotidiano La Repubblica, va contro questa idea affermando che l’unico modo che i bar l’Italia hanno per vincere contro la sirenetta di Seattle è quello di migliorare ogni giorno la qualità del caffè che, per il momento, non è delle migliori. Il modello di Starbucks servirebbe perciò da ispirazione ad una continua evoluzione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Riccardo Luna.

Cosa imparare dal successo di Starbucks in Italia

ROMA – Da qualche giorno a Roma c’è un nuovo bar. Non è un bar qualunque e non è in una posizione qualunque: è il primo Starbucks di Roma e sta davanti a Montecitorio, nel cuore della città. Alec Ross, che si è occupato di innovazione nei team di Barack Obama e Hillary Clinton, e da un anno ha scelto di vivere a Bologna dove insegna Economia, ha scritto su Linkedin un post durissimo in cui, in buona sostanza, augura a Starbucks di fallire in Italia.

Dice, Alec Ross, che i bar in Italia sono molto spesso proprietà di famiglie da molte generazioni e quando compriamo un caffè in un piccolo bar “i profitti restano nelle famiglie italiane e non vanno a una multinazionale che vale più di 100 miliardi”. Negli Stati Uniti, dice sempre Ross, la maggior parte dei piccoli bar è scomparsa a causa del successo di Starbucks e noi non dovremmo seguire quel modello.

L’argomentazione è forte, anche perché la storia stessa di Starbucks è invece da manuale dell’innovazione: dal primo bar aperto a Seattle nel 1971 ispirandosi al nome di un marinaio del romanzo Moby Dick, fino al viaggio a Milano di Howard Schultz e la scoperta che nulla era come il caffè italiano e da qui l’idea di riprodurne non solo gli aromi, ma anche il ritmo, i rumori, il rito. Da allora Starbucks ha conquistato il mondo e solo alla fine è arrivato in Italia.

Quando Starbucks ha aperto a Milano, nel 2018, scrissi che la vera cosa da fare, per i bar italiani, era riscoprire l’ossessione della perfezione. Non è solo un caffè quello che chiediamo ogni giorno, è un pezzo della nostra storia, della nostra cultura; è un momento importante della giornata di milioni di persone, quello che passiamo in un bar.

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