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Starbucks svela uno dei suoi coloranti: è un insetto

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MILANO – Cosa dona ad un frappuccino alla fragola firmato Starbucks un colore rosa così acceso? La risposta viene fornita dalla Stabucks stessa: secondo un loro recente comunicato, il colorante utilizzato nella bevanda proverrebbe da un insetto. Stando al comunicato, la Starbucks avrebbe dichiarato di usare l’estratto di cocciniglia, un insetto che quando macinato fornisce un colorante naturale rosa che viene poi usato nel frappuccino.

Starbucks…tutto naturale e sicuro dentro il colore fragola

Secondo il Daily Mail, la maggior parte degli insetti proviene dal Messico e dall’America del Sud: prima di essere macinati e ridotti in polvere, vengono prima fatti seccare. Nonostante possa sembrare disgustoso, l’estratto di cocciniglia è un ingrediente del tutto sano e naturale: da secoli viene usato per ravvivare i colori di vari alimenti, ormai da secoli. La United States Food and Drug Administration lo considera un ingrediente sicuro: Starbucks, per suo conto, ha dichiarato di usare l’estratto di insetti per limitare quanto più possibile l’uso di ingredienti artificiali nei propri prodotti.

Ed entro il 2015 la quota del caffè etico in base agli standar C.A.F.E. sarà al 100 per cento

Intanto Starbucks si è posta nuovi obiettivi etici per gli anni a venire, a partire dalla produzione del caffè servito alla clientela che dovrà essere certificato in base agli standard C.A.F.E. al 100% entro il 2015.

La quota del “caffè etico” sul caffè venduto dalla catena ammontava all’86% nel 2011. Previsti anche investimenti in favore di fattorie e comunità di agricoltori tramite i “farmer loan” per 20 milioni di dollari entro il 2015 (alla fine dello scorso anno si era giunti a 14,7 milioni di dollari). Fra gli obiettivi che Starbucks si è posta anche quello di migliorare l’accesso dei produttori al mercato delle emissioni sulla scorta del programma pilota in Indonesia, che sta già fornendo buoni risultati anche in Messico. Si tratta in pratica di favorire l’agricoltura sostenibile permettendo agli agricoltori di vendere i diritti sull’anidride carbonica intrappolata nelle piante presenti sul territorio.

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