MILANO – Starbucks nell’occhio del ciclone negli Usa: la sua filiera certificata di approvvigionamento del caffè e di altri prodotti è finita infatti nel mirino della National Consumers League, una storica associazione per la tutela dei consumatori nata nel lontano 1899.
L’accusa è quella di non tenere fede all’affermazione – riportata sulle etichette e nel materiale promozionale dell’azienda – secondo la quale Starbucks è impegnata a garantire un approvvigionamento etico al 100%.
Un’affermazione fuorviante e ingannevole per i consumatori sostiene la Ncl. Perché la multinazionale americana continua ad approvvigionarsi presso aziende e cooperative che sono incorse in violazioni palesi dei diritti umani e del lavoro.
In una citazione depositata presso la Corte superiore di Washington, l’associazione sostiene che tra i produttori facenti parte della catena di approvvigionamento di Starbucks vi sono casi documentati di “lavoro minorile e forzato, nonché di patenti e sfrenate molestie e violenze sessuali”.
Starbucks – sostiene la citazione – “ha ingiustamente beneficiato del fatto di presentarsi come un marchio leader nel campo della responsabilità sociale d’impresa” nascondendo “la vera natura” delle sue pratiche.
E ancora, che Starbucks sta cercando di lucrare sulla “significativa e crescente domanda dei consumatori per prodotti e servizi da approvvigionamento etico”.
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