MILANO – Cambio di strategia ai vertici del colosso di Seattle, il numero uno al mondo per le caffetterie. Sì perché Starbuscks ha evitato il franchising per lungo tempo ed ora ha cambiato idea.
Adesso Starbucks vede nella formula il modo per penetrare aree con le quali il gruppo ha scarsa dimestichezza. Soprattutto in Europa. E, chissà, anche in Italia. Tutto è cominciato nel febbraio scorso, quando la grande catena internazionale di caffetterie ha inaugurato il suo primo punto vendita in franchising nel villaggio britannico di Liphook.
Ora i franchising nel Regno Unito sono già 45 e presto sarà la volta della Francia. Nello stesso tempo, Starbucks ha deciso di chiudere punti vendita in location troppo costose.
Per diventare franchisee di Starbucks, oltre a frequentare un workshop di tre giorni ad Amsterdam sulle tecniche per procurarsi e tostare il caffè, occorre dimostrare di avere esperienza nello sviluppo immobiliare o nella vendita al dettaglio e soprattutto disporre di una liquidità di almeno 800 mila dollari.
Il contratto di franchising di Starbucks ha una durata di dieci anni e prevede l’apertura di almeno dieci punti vendita.
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