domenica 22 Dicembre 2024
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Starbucks: in Italia sono 15 i punti della catena, di cui 10 solo a Milano

Con la pandemia la colonizzazione italiana da parte della catena ha subito una battuta d’arresto, ma Starbucks non vuole fermarsi. Infatti, sono previste numerose altre aperture di cui 25 nella sola Milano mentre per uno Starbucks coffee a Roma bisognerà attendere ancora un po’

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MILANO – Starbucks è arrivato in Italia da qualche anno, molto in ritardo rispetto agli altri mercati in cui la catena statunitense ha messo radici. Il primo “baluardo” dell’azienda di Seattle nello Stivale è stato in grande stile, con la Reserve Roastery di Piazza Cordusio a Milano e poi il percorso di diffusione è andato spedito (a parte il rallentamento causato dallo scoppio della pandemia). Ma quali sono i numeri effettivi della sua presenza in Italia e negli altri Paesi? Condividiamo a questo proposito un’interessante panoramica fornita da truenumbers.it.

Starbucks: in Italia, sono 15

E gli amanti del caffè si dividono nel definirla una buona o una cattiva notizia. D’altronde, le bevande dell’immensa catena statunitense, fondata a Seattle nel 1971, erano argomento dibattuto anche prima dello sbarco in Italia. Si va dai classici caffè e cappuccino, ai più americani Frappuccino, Iced Latte, Caramel Macchiato e Vanilla Latte. Nomi non proprio vicini agli amanti del caffè della moka e forse uno dei motivi che hanno fatto tardare le aperture in Italia. Ciò nonostante non si può dire che Starbucks non sia un’impresa che negli anni ha riscontrato un successo mondiale. Ne è prova il fatturato da 19 miliardi di euro (23,5 miliardi di dollari) del 2020, in calo per la pandemia rispetto a quello del 2019 che aveva toccato i 26,5 miliardi.

La storia di Starbucks nasce in Italia

La mancanza della marchio nel nostro Paese era evidente. Tanto più perché la leggenda vuole che furono proprio i bar milanesi ad ispirare l’idea al fondatore di Starbucks, Howard Shultz. Negli anni ’80 Shultz si trovava a Milano e notò subito il rapporto personale che i baristi meneghini instauravano con la clientela, chiamandoli per nome (o soprannome) e ascoltando le loro problematiche.

Erano gli anni della “Milano da bere”, in cui si frequentavano i bar non solo per un caffè al volo, ma come luogo di socialità, in cui la consumazione di un prodotto era l’immersione in un vero e proprio mondo. Un terzo posto dove passare le giornate oltre a casa e lavoro. Certo della sua intuizione Shultz tornò in America dove trovò i primi finanziatori. Ci vollero 3 milioni di euro (4 milioni di dollari) per partorire “Il Giornale”, così si chiamava inizialmente la catena. Il resto è storia e da qualche anno parte di questa storia è anche italiana.

La Roastery a Milano

La voce di una prima discesa in campo di Starbucks sul mercato italiano arrivò già nel 2015, quando il Corriere della Sera rivelò che la compagnia americana stava trattando con il noto imprenditore Antonio Percassi per aprire uno Starbucks. Dove? A Milano. Dopo qualche mese di continue indiscrezioni, nel 2016 esce il comunicato ufficiale e inizia la campagna promozionale con l’installazione in Piazza Duomo di un giardino esotico, fatto di palme e banane, che ha fatto parecchio discutere. Ben due anni dopo, il 6 e 7 settembre 2018 verrà inaugurata la prima e unica Roastery europea a Palazzo Broggi, in Piazza Cordusio. Il palazzo, che in precedenza era la sede della vecchia Borsa e poi delle Poste, è stato restaurato per ospitare un locale di categoria superiore in cui non solo si serve caffè in mille varianti, ma lo si tosta al momento e si offre ai clienti un’esperienza approfondita.

Dove sono gli Starbucks in Italia

Poco dopo il grande evento nazionale, che riscontrò grande successo sia per quanto riguarda le presenze fisiche che per l’eco degli influencer sui social, il 20 novembre venne inaugurato uno storie in Corso Garibaldi a Milano. Il primo arredato secondo i canoni d’arredo e di prodotti con cui siamo stati abituati a vederlo nei film americani. Nei giorni dopo ne venne inaugurato un altro in via Durini, mentre bisognerà aspettare il 2019 per vedere il primo Starbucks a Torino. La seconda città ad averne uno e il più grande d’Italia. Oggi, sono 15 gli Starbucks in Italia di cui 10 a Milano, 1 ad Assago, 1 all’aeroporto di Malpensa, 1 a Torino, 1 a Serravalle Scrivia e un altro a Campi Bisenzio.

Dove saranno le nuove aperture in Italia

Con la pandemia la colonizzazione italiana da parte della catena ha subito una battuta d’arresto, ma Starbucks non vuole fermarsi. Infatti, sono previste numerose altre aperture di cui 25 nella sola Milano mentre per uno Starbucks coffee a Roma bisognerà attendere ancora un po’. Strano a dirsi visto l’alto numero di turisti che la frequentano, oltre i 46 milioni nel 2019. Ecco perché una delle nuove aperture sarà proprio a Roma, nei pressi del Colosseo. In tutta Italia le aperture programmate, secondo alcune indiscrezioni, saranno più di 200 ma bisognerà vedere la direzione che in generale tutto il mercato del retail e del food vorranno prendere post Covid. Un numero così alto di nuovi negozi necessiterà anche di assunzioni: al momento si stanno preparando le job description per i primi 300.

Quanti sono gli Starbucks in Europa?

Tornando al grafico in apertura, possiamo vedere che è senz’altro il Regno Unito il Paese che vanta il numero più alto di Starbucks coffee shop, ben 748. In effetti, nel Paese il format funziona molto bene e la concorrenza è agguerrita. Altro feudo di Starbucks in Europa è la Turchia, un Paese non sempre disposto ad accogliere le insegne occidentali che però conta 536 Starbucks store. Subito dopo, ma a lunga distanza, troviamo Francia e Germania, rispettivamente con 187 e 161 Starbucks.

In Russia se ne contano 140, in Spagna 139, in Olanda 89 e in Irlanda 83. Da questo confronto è ancora più evidente la differenza di strategia nel Vecchio Continente che il franchising ha deciso di adottare. L’Italia si colloca al pari di Cipro e poco sopra la Bulgaria. Piccoli Stati come Malta e Lussemburgo, invece, ne contano 4, mentre Monaco 3. Insomma, l’Italia pur essendo il luogo da cui Howard Shultz ha preso ispirazione è, almeno fino ad oggi, il Paese più restio ad accogliere

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