ROMA – Cambiano i centri storici, le città si spopolano da persone e attività e il fenomeno dello spopolamento colpisce anche il settore dei bar e dei pubblici esercizi in genere. I risultati dell’Osservatorio Confcommercio – Si.Camera sulla demografia delle imprese nelle città italiane – che monitora nel tempo l’andamento degli esercizi commerciali per cogliere i cambiamenti della rete comunale di servizi al consumatore – rivelano un quadro in chiaro-scuro sui centri storici italiani.
L’analisi è stata svolta su 120 comuni, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi più popolosi (escluse le grandi città). Quali le conclusioni? Essa dimostra innanzitutto come le piccole e grandi migrazioni, la crisi demografica e il dinamismo insediativo che caratterizzano quest’epoca incidano sui livelli di urbanizzazione e, più in generale, sull’economia e la vitalità delle città.
Un fenomeno dovuto a molteplici fattori
A causa del diffuso fenomeno di spopolamento dei centri minori, ad abitare in queste città rimangono, non senza difficoltà, i più anziani. In queste città spesso a mancare non sono solo i giovani. Il crescente fenomeno dei negozi sfitti nelle città, ancor più evidente nei centri storici, è dovuto a cause diverse. Quali, ad esempio, la modifica del comportamento di acquisto; la mancata corrispondenza tra l’offerta commerciale e la mutata domanda del consumatore; problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano.
“Seppure dalla ricerca emerga che le attività di ristorazione sono tra le poche in crescita tra il 2008 e il 2018, con un tasso del +15,1%, lo spopolamento dei centri urbani rappresenta una minaccia anche per il nostro settore” dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
“Il proliferare di attività di ristorazione senza servizio, senza personale, con locali di pochi metri quadrati sta creando seri squilibri nella qualità dell’offerta commerciale delle città. Per contrastare tale tendenza, è necessario attuare politiche di rigenerazione urbana innovative. In grado di promuovere valori comuni, in ambito sociale, culturale ed economico. E di favorire l’integrazione tra i vari livelli di governo e tra imprese, società, associazioni e anche singoli individui nell’ordine di rafforzare le economie urbane e contrastare la desertificazione commerciale”.
Infatti, la qualità dei contesti locali e degli agglomerati urbani è determinante nel generare o meno opportunità di lavoro, innovazione e sviluppo. Ma altrettanto determinanti sono le attività economiche per la qualità del vivere urbano.
Necessaria una strategia nazionale
Per questo Fipe “auspica la definizione di una strategia nazionale a favore delle città e delle economie urbane. In grado di indirizzare e promuovere modalità di intervento strutturali, e non più straordinarie. E che possa basarsi su un quadro normativo organico chiaro e su risorse adeguate e continuative nel tempo; con l’obiettivo di accrescere la qualità urbana e generare nuove fiorenti economie in contesti sicuri e inclusivi.