giovedì 19 Dicembre 2024
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Sostenibilità: così possiamo ridurre le emissioni di co2 prodotte dalla filiera del caffè

La coltivazione del caffè è la fase che incide di gran lunga di più sul bilancio di carbonio della filiera: dal 40% all’80% del totale. Il trasporto – pur implicando spesso lunghi viaggi, da un continente all’altro – ha un peso molto più modesto. Ma cosa fa sì che coltivare il caffè produca così tanto gas serra? Innanzitutto, le piantagioni sopprimono spesso le ricche foreste tropicali: un cambiamento di destinazione dei suoli il cui impatto è rilevante, specie se il caffè viene coltivato in pieno sole, senza vegetazione di copertura. A ciò va aggiunto l’utilizzo intensivo di fertilizzanti e pesticidi (spesso derivati del petrolio) e l’irrigazione. Va infine preso in conto l'impatto del metodo di preparazione utilizzato

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MILANO – Il mutamento climatico potrebbe comprimere drasticamente le aree consone alla coltura del caffè, in particolare degli arabica. Ma è anche vero il contrario. Cioè che la coltura del caffè contribuisce, a sua volta, ad alterare il clima, poiché l’impronta di carbonio della sua supply chain è elevatissima: 17 kg di co2, in media, per chilogrammo di caffè. Tra i prodotti alimentari fanno peggio soltanto alcune filiere della carne e il cioccolato fondente.

Questo almeno è il responso di un’analisi pubblicata su Science alcuni anni fa, che ha calcolato l’impatto ambientale delle filiere alimentari, dal produttore al consumatore. Cosa determina un’impronta di co2 così alta?

E cosa possiamo fare per ridurla? Quella del caffè è una filiera lunga e complessa, che si dipana attraverso il pianeta partendo dalla fascia tropicale per concludersi, nel caso di quasi tutti i principali mercati di consumo, a migliaia di chilometri di distanza, nelle case, negli uffici e nei locali pubblici dei più ricchi paesi del mondo.

Quali sono i punti critici di questa catena? Quali fasi generano le maggiori quantità di co2, tra produzione, trasporto, trasformazione, preparazione finale e smaltimento dei rifiuti?

Per dare una risposta a questa domanda si è ricorsi a vari studi specialistici basati sull’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment o lca), uno strumento che offre una visione olistica dei potenziali impatti ambientali associati a un prodotto, processo o attività umana, dall’estrazione delle materie prime sino alla gestione del fine vita.

Dette analisi offrono un quadro parziale dell’impatto ecologico, poiché si concentrano spesso sulle sole emissioni di gas serra trascurando altri aspetti importanti, quali – ad esempio – il consumo di acqua.

Le loro indicazioni sono comunque utili. Da esse scopriamo, in primo luogo, che la coltivazione del caffè è la fase che incide di gran lunga di più sul bilancio di carbonio della filiera: dal 40% all’80% del totale.

Il trasporto – pur implicando spesso lunghi viaggi, da un continente all’altro – ha un peso molto più modesto. Ma cosa fa sì che coltivare il caffè produca così tanto gas serra?

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