GORIZIA – Era un’usanza dei bar di Napoli. Quando una persona, a metà dell’Ottocento, era particolarmente felice perché aveva qualcosa da festeggiare oppure perché aveva iniziato bene la giornata, beveva un caffè e ne pagava due, per chi sarebbe venuto dopo e non poteva pagarselo.
È nata così la pratica del “caffè sospeso”, un piccolo gesto di solidarietà, ma con un grande valore simbolico. Lo si faceva per dare anche ai meno fortunati l’opportunità di gustarsi un espresso nel pieno rispetto della tradizione partenopea.
Poi venne l’epoca inebriante e positiva del boom economico e del benessere e il “sospeso” fu quasi dimenticato. Fino ad oggi. Sarà per la crisi, sarà perché le tradizioni del passato sono l’identità di un popolo ma il caffè regalato è tornato in auge.
E quest’usanza è stata adottata pure da un bar di Gorizia: “La dolce vita” di via Oberdan. È il primo locale della città e della provincia che aderisce alla rete del caffè sospeso. In tutta Italia ci sono 61 bar aderenti di cui 5 a Trieste, uno ad Aviano, uno a Pordenone e uno in provincia di Udine.
«Sono pochissimi – sottolinea il titolare de “La dolce vita”, Giuseppe Cardella – se si pensa a quanti locali esistono nel nostro Paese e considerando anche la forte tradizione per il caffè. Di questa “rete” fanno parte caffetterie storiche di Napoli, Torino e altre metropoli italiane. Credo sia un motivo d’orgoglio per la nostra cittadina».
I risultati? Sono stati subito confortanti, per non dire ultrapositivi. Non si deve dimenticare che la tradizione partenopea mal si concilia con la proverbiale diffidenza dei goriziani e con portafogli progressivamente alleggeriti dalla pesantissima crisi economica.
«Abbiamo voluto sperimentare e la risposta c’è stata. In due mesi sono stati pagati da persone generose 150 caffè, di cui un centinaio è già stato offerto a chi ne aveva bisogno. Tante volte entrano in bar persone che chiedono un bicchiere d’acqua “di spina” (dell’acquedotto): noi siamo in grado di offrire loro un caffè offerto da qualche altro cliente che ha pensato proprio a loro».
Nel bar c’è anche una lavagnetta, simpaticamente provocatoria, con la scritta “Non fate gli istriani”. «Sì, è solamente una provocazione – sorride l’esercente – e devo dire che ha anche dimostrato di funzionare, alimentando la generosità».
Cardella ricorda che il suo bar vuole caratterizzarsi per i prodotti e i servizi un po’ alternativi. «All’interno del locale sponsorizzo il made in Italy e le tradizioni del nostro Belpaese: in questa direzione va anche il progetto di aver aderito alla rete del caffè sospeso», conclude Giuseppe Cardella.
Già da tempo l’esperienza ha superato i confini nazionali con bar e locali che hanno aderito all’iniziativa in Brasile, così cone in Spagna, in Svezia, in Irlanda e in altri Paesi europei.
Proprio in terra spagnola è nata la Red española de cafés pendientes. Sì, oggi anche nei bar di Parigi, di Londra o di Stoccolma succede qualcosa di simile.
E si può chiedere un caffè sospeso in diverse lingue: café suspendu in francese, mentre in inglese diventa suspended coffee. Ancora, meno facile per noi, uppskjuten in svedese. Ma la sostanza non cambia.
Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2014/02/16/news/arriva-a-gorizia-il-caffe-sospeso-1.8674744