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venerdì 22 Novembre 2024
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Smartworking: ecco come ha rovinato la pausa pranzo e gli incassi dei bar nella Fase 2

Tornano a incontrarsi gli amici, il piacere di un aperitivo o di un caffè al bar. Nella Fase 2 riaffiorano le abitudini, ma non tutte: il grande assente è il rito della pausa pranzo. Che sia la paura del virus, il pasto portato da casa o lo smartworking, il risultato è lo stesso: a mezzogiorno bar e ristoranti sono semi deserti.

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ASTI – La Fase 2 è avviata da diverse settimane, a partire dal fatidico lunedì 18 maggio in cui è stato possibile la riapertura per molti locali. O almeno, per tutti coloro che ce l’hanno fatta a risollevare la serranda. Eppure anche in questo momento di lenta ripresa, i clienti stentano ad arrivare: uno dei motivi è sicuramente il fatto che sono ancora tanti a lavorare in modalità smartworking. Negli uffici tutto tace e nessuno consuma. Leggiamo la notizia da lastampa.it.

Smartworking: una situazione che accomuna zone diverse della città

Al bar Cin Cin di corso Alfieri: «Ci sono ancora uffici chiusi, attività con personale diviso in turni – spiega il titolare Marco Paracchino – Serviamo soprattutto colazioni e caffè. Mentre a pranzo gli affari sono calati: qualche cliente c’è, gli affezionati, ma sicuramente non quanto prima del lockdown. Va già meglio di una settimana fa, possiamo solo cercare di essere ottimisti».

Situazione simile al bar Novecento, in via Ospedale

Dove i titolari Enzo e Brigida hanno anche rilevato la trattoria Mamma Mia, locale che ha spazi sotto l’ex Politeama e sull’ampia terrazza: «Di giorno la trattoria resta chiusa, non viene nessuno – raccontano – E al bar non va meglio: tengono colazioni e aperitivi, soprattutto nel fine settimana, ma non è lo stesso a pranzo».

Insomma, si fatica a tornare alla normalità: «La mancanza di clienti a mezzogiorno non deve stupire – continuano – ci sono serrande che hanno tardato a rialzarsi, uffici con dipendenti che lavorano da casa o con orari spezzati».

Con l’ampliamento dei dehors, i tavolini all’esterno compensano quelli eliminati all’interno

«Per fortuna – commentano – Ma puoi anche avere tutti i posti che vuoi: se la gente non viene, il dehors resta vuoto». All’Osteria del Palio, in piazza Alfieri, a pranzo i commensali ci sono, ma dimezzati: «Anche se sono aumentati rispetto alla prima settimana, quando eravamo fermi a un 20-30% della normale affluenza. – commenta il titolare Diego Lovisolo – La sera va meglio, soprattutto nel fine settimana. Grazie al dehors abbiamo mantenuto la stessa disponibilità di posti. Abbiamo anche confermato proposte e prezzi, con menù pranzo a 10 euro».

Lo smartworking colpisce tanti esercenti

In piazza Libertà, al Sevenap di Anna Maria e Camilla Di Misia, non si superano i 4-5 commensali, 10 nei giorni di mercato: «Prima dell’emergenza servivamo, in media, più di 30-40 persone, turisti compresi, che si fermavano anche solo per un toast e una birra – raccontano – C’è più lavoro con le colazioni e i clienti si concentrano a metà mattina, tra le 10 e le 11. Adesso il bar resta aperto fino alle 19, stiamo valutando l’opportunità di allungare l’orario».

Numeri ancora bassi, ma superiori ai primi giorni: «Teniamo duro, ma abbiamo avuto chiusure tragiche, con 25 euro in cassa – continuano – Non basta per mandare avanti un’attività con cinque persone: due titolari, una coadiuvante e due dipendenti».

Da Viotti, in via Cavour, la pausa pranzo è calata di almeno un terzo

«Da una media di 35 clienti a una decina – conferma il titolare Alberto Viotti – Ho parlato con tanti colleghi e facendo le proporzioni sui posti disponibili, è così per tutti. E’ la conseguenza di negozi ancora chiusi, uffici in smartworking, persone che si organizzano con il pranzo da casa».

Numeri a parte, Viotti va avanti con fiducia: «Dopo i primi giorni di assestamento, la situazione sta migliorando, soprattutto la sera e nel week end . La cosa positiva, quella che ho notato ai miei tavoli, è che le persone sono molto attente e rispettose delle regole».

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