mercoledì 22 Gennaio 2025

Smartworking: ecco come ha rovinato la pausa pranzo e gli incassi dei bar nella Fase 2

Tornano a incontrarsi gli amici, il piacere di un aperitivo o di un caffè al bar. Nella Fase 2 riaffiorano le abitudini, ma non tutte: il grande assente è il rito della pausa pranzo. Che sia la paura del virus, il pasto portato da casa o lo smartworking, il risultato è lo stesso: a mezzogiorno bar e ristoranti sono semi deserti.

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ASTI – La Fase 2 è avviata da diverse settimane, a partire dal fatidico lunedì 18 maggio in cui è stato possibile la riapertura per molti locali. O almeno, per tutti coloro che ce l’hanno fatta a risollevare la serranda. Eppure anche in questo momento di lenta ripresa, i clienti stentano ad arrivare: uno dei motivi è sicuramente il fatto che sono ancora tanti a lavorare in modalità smartworking. Negli uffici tutto tace e nessuno consuma. Leggiamo la notizia da lastampa.it.

Smartworking: una situazione che accomuna zone diverse della città

Al bar Cin Cin di corso Alfieri: «Ci sono ancora uffici chiusi, attività con personale diviso in turni – spiega il titolare Marco Paracchino – Serviamo soprattutto colazioni e caffè. Mentre a pranzo gli affari sono calati: qualche cliente c’è, gli affezionati, ma sicuramente non quanto prima del lockdown. Va già meglio di una settimana fa, possiamo solo cercare di essere ottimisti».

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Situazione simile al bar Novecento, in via Ospedale

Dove i titolari Enzo e Brigida hanno anche rilevato la trattoria Mamma Mia, locale che ha spazi sotto l’ex Politeama e sull’ampia terrazza: «Di giorno la trattoria resta chiusa, non viene nessuno – raccontano – E al bar non va meglio: tengono colazioni e aperitivi, soprattutto nel fine settimana, ma non è lo stesso a pranzo».

Insomma, si fatica a tornare alla normalità: «La mancanza di clienti a mezzogiorno non deve stupire – continuano – ci sono serrande che hanno tardato a rialzarsi, uffici con dipendenti che lavorano da casa o con orari spezzati».

Con l’ampliamento dei dehors, i tavolini all’esterno compensano quelli eliminati all’interno

«Per fortuna – commentano – Ma puoi anche avere tutti i posti che vuoi: se la gente non viene, il dehors resta vuoto». All’Osteria del Palio, in piazza Alfieri, a pranzo i commensali ci sono, ma dimezzati: «Anche se sono aumentati rispetto alla prima settimana, quando eravamo fermi a un 20-30% della normale affluenza. – commenta il titolare Diego Lovisolo – La sera va meglio, soprattutto nel fine settimana. Grazie al dehors abbiamo mantenuto la stessa disponibilità di posti. Abbiamo anche confermato proposte e prezzi, con menù pranzo a 10 euro».

Lo smartworking colpisce tanti esercenti

In piazza Libertà, al Sevenap di Anna Maria e Camilla Di Misia, non si superano i 4-5 commensali, 10 nei giorni di mercato: «Prima dell’emergenza servivamo, in media, più di 30-40 persone, turisti compresi, che si fermavano anche solo per un toast e una birra – raccontano – C’è più lavoro con le colazioni e i clienti si concentrano a metà mattina, tra le 10 e le 11. Adesso il bar resta aperto fino alle 19, stiamo valutando l’opportunità di allungare l’orario».

Numeri ancora bassi, ma superiori ai primi giorni: «Teniamo duro, ma abbiamo avuto chiusure tragiche, con 25 euro in cassa – continuano – Non basta per mandare avanti un’attività con cinque persone: due titolari, una coadiuvante e due dipendenti».

Da Viotti, in via Cavour, la pausa pranzo è calata di almeno un terzo

«Da una media di 35 clienti a una decina – conferma il titolare Alberto Viotti – Ho parlato con tanti colleghi e facendo le proporzioni sui posti disponibili, è così per tutti. E’ la conseguenza di negozi ancora chiusi, uffici in smartworking, persone che si organizzano con il pranzo da casa».

Numeri a parte, Viotti va avanti con fiducia: «Dopo i primi giorni di assestamento, la situazione sta migliorando, soprattutto la sera e nel week end . La cosa positiva, quella che ho notato ai miei tavoli, è che le persone sono molto attente e rispettose delle regole».

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