MILANO – Lo smartworking è una modalità di lavoro che si è rafforzata dopo la lezione della pandemia: ancora oggi sono tante le aziende e i dipendenti che lavorano da remoto. La scelta però adesso dalle proprie cucine si è estesa ai locali, che adesso sempre più devono attrezzarsi per ospitare masse di lavoratori armati di portatile.
Un’arma a doppio taglio per i gestori: spazi, tempo, connessione, investiti per clienti che magari al netto delle ore occupate al tavolo, ordinano poco. Bene, in Francia il settore ha avuto una reazione piuttosto forte al fenomeno: molti sono i locali che hanno detto basta al telelavoro.
Smartworking: la protesta dell’horeca francese
Ebbene sì: non sono state poche le voci che si sono schierate contro lo smartworking. Nell’ultimo periodo diversi titolari hanno bandito i telelavoratori che spesso, a fronte di intere giornate passate seduti ai tavoli, occupati magari da una sola persona per ore, consumavano poco e niente. Il messaggio arriva chiaro e tondo: le caffetterie, i bar, non sono un ufficio in cui si può sfruttare elettricità, connessione e coperto quasi gratuitamente.
Qualcuno dunque ha optato per uno stop totale del fenomeno, altri invece hanno organizzato delle fasce orarie dedicate a chi vuole usufruire del locale per lo smartworking, escludendo magari la pausa pranzo e la fascia serale dopo le 19. Addirittura ci sono degli esempi di bar che hanno fissato tariffe per chi vuole lavorare fuori casa, a 6 euro all’ora o 26 per un giorno.
Lo smartworking sta diventando un po’ un punto di divisione tra i gestori e i consumatori abituati ad usarlo, ma questa è l’attualità oltre confine: non ci si deve stupire quindi di arrivare in Francia e trovare magari qualche caffetteria che pone dei limiti all’uso del computer nei fine settimana.
E in Italia, si seguirà questa ultima tendenza dei vicini francesi?