MILANO – Le origini di Silfa risalgono agli anni ’50 ad Aicurzio, un piccolo paese in provincia di Monza e Brianza: è qui che nasce l’impresa di famiglia grazie allo spirito d’iniziativa di Vincenzo Cereda, partendo con pochi accessori metallici per l’industria dell’imballaggio di metallo e tranciatura tappi.
È nel ’57 che la Società Imballaggi Latta Ferro Alluminio, da cui l’acronimo SILFA, prende una forma più definita: una società al 50% con il signor Mola della Marzorati che diventerà interamente proprietà del fondatore Cereda soltanto nel 1985, evolvendosi in Società Imballaggi Latta Fusti Acciaio.
L’esperienza maturata in questo campo portò l’impresa verso il settore caffè, con la realizzazione di una linea di contenitori per la conservazione sia del macinato sia dei grani. Barattoli da 125 grammi fino 3 chilogrammi per macinato e grani con chiusure sottovuoto o in atmosfera modificata per una conservazione ottimale del prodotto.
Abbiamo intervistato Marco Mandelli, responsabile prodotto e vendite General Line di SILFA, che ci ha parlato dell’azienda che da piccola realtà famigliare nel 2022 è arrivata a registrare un fatturato globale di circa 50 milioni.
Oggi il packaging non è più un semplice contenitore, ma un fattore determinante nel successo del prodotto anche in termini di valorizzazione del brand: voi di Silfa come riuscite a fare la differenza con i vostri contenitori?
“L’azienda è stata fondata tra il ‘57 e il ’60 con la produzione di accessori e di piccoli barattoli. Oggi gestiamo una gamma completa di numerosi formati che spaziano dal settore agroalimentare con contenitori da 220 lt., passando per la chimica ovvero il core business iniziale di Silfa, sino al caffè, prodotto di cui ci siamo occupati negli ultimi dieci anni e in cui siamo fortunatamente inciampati grazie alla richiesta di un cliente Veneto di ideare un proprio barattolo seguendo l’esempio dl 3 kg Illy.
Ritengo che i maggiori vantaggi competitivi della nostra azienda siano riassumibili in flessibilità e attenzione al particolare, motivati dall’obiettivo di fornire un packaging unico e fatto su misura. Sebbene oggi le linee automatiche portino alla standardizzazione del prodotto, Silfa è in grado di dare un’impronta personale, riuscendo a modificare il contenitore anche solo di pochi centimetri.
Sappiamo che il barattolo di caffè ha una storia lunga alle spalle, che ha saputo dimostrare nel tempo i numerosi vantaggi di questa tipologia di packaging, in particolare in termini di conservazione ed ermeticità. A tal proposito è fondamentale tenere in considerazione che la fascia di mercato in cui si colloca il barattolo è quella del prodotto premium in particolare grazie alla realizzazione in metallo, condiviso sinonimo di qualità.
In aggiunta diamo la possibilità di vestire la materia prima con grafiche accattivanti diventando uno strumento di marketing e comunicazione atto a creare identità di brand e differenziazione di mercato.
Il nostro sforzo per distinguerci dai competitor consiste nell’appoggiarsi ad un designer che studi la grafica per rendere il barattolo il più attraente possibile, magari applicando vernici lucide, opache, alternate o ancora il soft touch: tutti elementi che collaborano tra loro al fine di creare un’immagine identitaria agli occhi del consumatore, dando spazio anche a molta sperimentazione. Una volta definito ogni dettaglio, grazie al dipartimento litografico interno, siamo in grado di seguire ogni fase di stampa, dalle direttive dalla fase iniziale dei mokeup sino alla realizzazione su foglio. E via al processo produttivo a freddo, fino allo
stoccaggio ed infine alla consegna”.
Silfa attualmente è presente in 28 Paesi nel mondo: come avete creato questa rete e dove siete più stabili?
“Siamo nati in Italia che è il mercato in cui registriamo circa il 50% del fatturato, di cui il mondo caffè costituisce circa il 10%, ma abbiamo clienti sparsi nelle Americhe, in Africa, in Europa e seguiamo con interesse il mercato internazionale. Per ovvi motivi, determinati anche dalla capillarità delle torrefazioni, l’Italia resta il segmento strategico per Silfa.
Il barattolo rappresenta una prerogativa di pochi, in quanto la chiusura sottovuoto implica la necessità di determinati investimenti. Come accennavo prima, i clienti che scelgono questo contenitore sono di fascia alta. La rete dei nostri clienti è stata costruita con una gestione a livello direzionale. Non abbiamo una forza vendita composta da agenti, ci basta contare sul passaparola potendo vantare una solida reputazione.
Sul piano commerciale dunque, seguiamo gli sviluppi tutto all’interno dell’azienda. “
Packaging e sostenibilità: quali sono i prodotti Silfa che rispondono alla nuova sensibilità dei consumatori e, quindi, delle aziende?
“Su questo piano siamo intrinsecamente avvantaggiati: lavoriamo l’acciaio e la banda stagnata, prodotti già di per sé riciclabili al 100%. I barattoli hanno la prerogativa di essere monomateriale, dotati di easy-open e coperchio in banda stagnata. In questo modo, quando il consorzio raccoglie i nostri barattoli vuoti, vengono conferiti alle acciaierie e convertiti facilmente. In valore assoluto l’acciaio è l’unico materiale riciclabile al 100%, 100 chili oggi in acciaieria restano 100 chili domani.
Consideriamo che nel 2022, 8 barattoli su 10 immessi nel mercato provenivano da materiale riciclato. Il calcolo è presto fatto: il tasso di riciclo è dell’80%, l’obiettivo EU è arrivare al 100% entro il 2030. Con l’acciaio riusciremo ad anticipare questo processo di qualche anno.
Per quanto riguarda il discorso legato alle emissioni, lo scatolificio e la lavorazione sono completamente a freddo, la litografia da qualche anno è stata convertita da forni tradizionali a sistemi di stampa con lampade a polimerizzazione UVled, senza quindi produrre particolari emissioni inquinanti. Anche per quanto riguarda la fusione in acciaieria, sono stati fatti passi da gigante sull’abbattimento dei fumi e sulla riduzione di utilizzo di energia sempre più a favore delle fonti alternative.”
Il packaging è fondamentale però innanzitutto nella sua funzione di preservare integro e soprattutto nella sua qualità iniziale, il suo contenuto: parliamo di caffè. Come siete riusciti a conservarne la freschezza il più a lungo possibile senza che si deteriori, allungando la shelf life? Qual è il miglior materiale in questo senso?
“Il barattolo ha un grossissimo vantaggio: il confezionato ideale è sottovuoto in atmosfera modificata, che garantisce una più lunga conservazione al caffè senza che questo si ossidi. Viene messo sottovuoto il barattolo e una volta riempito, viene immesso dell’azoto così che la percentuale di ossigeno al suo interno sia veramente minima, al di sotto delll’1%. Questo fa sì che il prodotto non irrancidisca anche per degli anni.”
Ci sono differenze da considerare tra la produzione di un packaging per grani o per macinato?
“L’unica accortezza che viene utilizzata quando viene riempito il barattolo con i grani deriva dalla necessità di dover mettere una valvola di degassazione, perché, una volta tostati, i chicchi sprigionano CO2 in grosse quantità (1 chilo può arrivare a pressioni interne di 1,3 bar). Dunque, per evitare il rigonfiamento o che quando si strappi l’easy open si verifichi l’effetto scoppio, si mette la valvola. “
Cosa ne pensate delle capsule, di per sé nel loro piccolo, un contenitore per caffè?
“Fino a questo momento ha fatto da padrona Nespresso con l’alluminio e hanno seguito poi le compatibili in plastica. Sicuramente l’alluminio sarebbe il materiale migliore da utilizzare nel caso ipotetico si volesse accedere a questo segmento. Anche il costo dell’imballaggio metallico si posiziona in una fascia meno economica rispetto ad altri packaging flessibili e ai sacchetti. Ma il nostro core business è , e rimane l’imballaggio in metallo.”
Avete avuto e state ancora avendo difficoltà nella logistica e trasporto dei vostri contenitori a causa di pandemia, conflitti e carenza di materiali? Come li state risolvendo?
“L’approvvigionamento delle materie prime, con l’inflazione e la speculazione degli ultimi due anni, si può solo affrontare facendo magazzino e scorte per assicurare le forniture. Le acciaierie hanno tempi di fornitura molto lunghi che vanno dai tre ai quattro mesi, così per evitare carenze è necessario pianificare in anticipo. È un costo, ma d’altra parte è l’unico modo per supplire alle possibili carenze.
Per la logistica abbiamo invece alcuni camion di proprietà per le consegne in Italia e dei corrieri standard con cui collaboriamo da tempo per arrivare oltre confine. Nel 2022, alcuni problemi si sono verificati a livello europeo a causa del conflitto in Ucraina, per la mancanza di autisti che ha messo sotto pressione il mercato. Anche in questo caso abbiamo fatto le dovute considerazioni per ridurre ulteriormente le emissioni e abbiamo scelto l’uso di camion e casse su treno (intermodale) per minimizzare anche il carbon foot print invece di appoggiarci al trasporto solo su gomma.
I transit time sono più lunghi, ma di nuovo con una programmazione adeguata possiamo fare la nostra parte per l’ambiente. Negli ultimi sei mesi abbiamo riscontrato una maggiore attenzione sul tema della sostenibilità specialmente da parte delle aziende di grandi dimensioni, che richiedono anche specifiche certificazioni. E noi cerchiamo sempre di evolverci per farci trovare pronti.”
Quali sono i vostri canali e mercati di riferimento e dove vi vorreste spingere in futuro?
“Siamo concentrati sul nostro core business, cercando di spostare l’attenzione sempre più al riutilizzo accanto al riciclo – oggi il contenitore va in fonderia per esser riciclato – creando un prodotto che sia riutilizzabile e potenzialmente infinito. Vogliamo trovare soluzioni che possano salvaguardare il pianeta, anche a discapito del quantitativo dei pezzi prodotti, riducendo di conseguenza anche le spese di raccolta differenziata e di riciclo.
La nostra clientela è principalmente B2B, ad oggi non abbiamo interesse a vendere un solo contenitore al singolo consumatore. Per i prossimi anni continueremo a servire chi lavora il caffè, magari per numeri più piccoli penseremo eventualmente a potenziare l’online con il B2C. Stiamo facendo dei test da un anno a questa parte per capire le dinamiche sottese e ottimizzare la piattaforma. “
Nel futuro di Silfa cosa c’è scritto?
“La nostra visione è quella di mantenere i volumi e le posizioni di mercato attuali e ove possibile di aumentarli seguendo i trend di mercato. La competizione è molto alta: il barattolo è un prodotto storico, nato tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, quando cioè venne studiata e sviluppata la tecnica della conservazione degli alimenti in scatola. Certo che continuerà ad avere la sua funzione, noi puntiamo al suo riutilizzo.”