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venerdì 22 Novembre 2024
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In Fiera, le prospettive dei settori pane-pizza, dolci, gelato e caffè al centro dei talk a Vision Plaza e Choco Arena

L’industria del caffè oggi vale globalmente circa 100 miliardi: un mercato solido cresciuto del 5% a valore e del 2% a consumi. L’Europa fa tutt’ora la parte del leone, con una quota di circa il 40% del totale, ma è anche il mercato che sta crescendo meno a fronte dei rampanti Asia e Medio Oriente. Le prospettive per il futuro sono molto positive: per i prossimi 5 anni, infatti, la crescita è stimata a circa +7-8%. Tuttavia, non mancano le nubi all’orizzonte: fra queste, oltre alle diversificazioni delle modalità di consumo, si pone la questione della sostenibilità

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RIMINI – Si è svolto al Sigep (alla fiera di Rimini fino al 24 gennaio), nel cuore dell’Innovation District, il talk innovazione e digitalizzazione nelle pasticcerie e gelaterie organizzato da Appetite for Disruption (A4D) insieme a Fipe-Confcommercio. Nuove tendenze, sfide e opportunità legate all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione nel foodservice dolce, sono stati i temi al centro della tavola rotonda.

Si sono alternati sul palco insieme a Giulia Marcellini, Head of Operations di A4D, ospiti di rilievo come Luciano Sbraga, vicedirettore generale di Fipe – che ha aperto la discussione con un’overview del settore – Ilaria Puddu, co-founder di Pasticceria Gelsomina, Fabio Marniga, co-founder & ceo della startup FoodTech/Fintech Qodeup, Alberto Alemagna, ceo & co-founder di T’A Milano. Tutti key player del settore dell’impresa 4.0.

Si è parlato dell’influenza della digitalizzazione nei processi produttivi, nella gestione del personale, nelle operazioni di front e back-office, nel marketing, nell’esperienza del cliente finale.

Durante il talk è emersa l’importanza della formazione e del sostegno dello Stato per la crescita delle PMI italiane del settore, al fine di integrare strumenti tecnologici e piattaforme digitali all’interno delle aziende, i cui costi rappresentano ancora una barriera all’ingresso per la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano.

Le prospettive future nel mondo del caffè

Nella Vision Plaza (Innovation District Hall Sud) del Sigep di IEG, Comunicaffè, il quotidiano sulla cultura del chicco, ha organizzato il talk Il futuro del caffè: che cosa può cambiare da adesso, i cui relatori sono stati Michele Cannone (Lavazza global brand director away from home presso Lavazza Group), Davide Cobelli (Sca Italy national coordinator), Alessandro Galtieri (campione di caffetteria, barista, giudice e trainer autorizzato Sca), Maurizio Giuli (executive for corporate strategy Simonelli Group e vice presidente Ucimac – Associazione costruttori italiani macchine per l’espresso), Alessandro Mazzocco (general manager Ofi Olam Food Ingredients), Sara Mason (head of sustainability engagement – coffee di Ofi) e Tommaso Nastasi (senior partner – Deloitte value creation service leader).

L’industria del caffè oggi vale globalmente circa 100 miliardi: un mercato solido cresciuto del 5% a valore e del 2% a consumi.

L’Europa fa tutt’ora la parte del leone, con una quota di circa il 40% del totale, ma è anche il mercato che sta crescendo meno a fronte dei rampanti Asia e Medio Oriente. Le prospettive per il futuro sono molto positive: per i prossimi 5 anni, infatti, la crescita è stimata a circa +7-8%.

Tuttavia, non mancano le nubi all’orizzonte: fra queste, oltre alle diversificazioni delle modalità di consumo, si pone la questione della sostenibilità. Il caffè è infatti una delle coltivazioni più vulnerabili al cambiamento climatico ed è una delle sette materie prime chiamate in causa dal nuovo regolamento EUDR, che vieta l’importazione e l’esportazione nell’Ue di prodotti che abbiano causato la deforestazione o il degrado delle foreste dopo il 2020.

Il futuro del settore passa dunque dalla figura di un consumatore sempre più evoluto, che cerca lo specialty coffee privilegiando luoghi più legati alla socializzazione e all’esperienza che a occasioni funzionali, e premiando le imprese che avranno fatto maggiori investimenti sulla sostenibilità ambientale ed economica, per consentire la giusta retribuzione della filiera.

Inflazione climatica: quale futuro ci attende?

Lunedì 22 gennaio, a Sigep presso la Choco Arena (padiglione B1) si è svolta la conferenza Inflazione climatica: quale futuro ci attende? Francesca Petrini (presidente di CNA Agroalimentare), Fabio Del Bravo (direttore dei Servizi sviluppo rurale di Ismea), Luca Mercalli (meteorologo e divulgatore scientifico) e Serena Giacomin (meteorologa e presidente di Italian Climate Network) hanno dibattuto sul tema reso sempre più scottante dai conflitti internazionali, dalla recente pandemia, dalla crisi finanziaria e, soprattutto, dal cambiamento climatico.

Lo scenario è quello dell’incertezza diventata nuova normalità. Secondo dati Eurostat, infatti, il costo annuale del cambiamento climatico ammonta in Europa a 36 miliardi di euro.

Nella sola Italia, che è considerata un hotspot climatico (ovvero un Paese che si sta riscaldando più rapidamente di altri, registrando variazioni importanti in temperature e precipitazioni), si pagano ogni anno circa 5 miliardi di euro di danni. Tutto ciò non può che riverberarsi nella filiera alimentare, che secondo l’indice IPCA nel 2023 ha registrato un’inflazione di ben +10,2%, pur senza subire fenomeni speculativi di rilievo.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura hanno un impatto sia sul fronte dell’offerta (con riduzioni o perdite dei raccolti, aumento dei costi, diffusione di malattie e parassiti nuovi, calo della qualità), sia su quello della domanda (secondo stime di organizzazioni come la Fao, si verificano boom di richieste di prodotti alimentari proprio in quelle zone in cui l’aumento dei prezzi li rende inaccessibili).

La conclusione su cui concordano i relatori è che laddove restano fondamentali politiche di mitigazione del cambiamento climatico, che tuttavia per essere efficaci devono vedere il coinvolgimento di tutti i paesi del mondo nella riduzione dei gas serra, per l’Italia è essenziale investire su strategie di adattamento, che sono adottabili a livello di comunità, di imprese e di singoli individui.

Panificazione e leggi: facciamo il punto

Oggi a Sigep è stato affrontato il tema della Panificazione in un confronto che ha messo in luce gli aspetti relativi alla legislazione comunitaria e nazionale nel settore.

Protagonisti del convegno dal titolo Normative sulla panificazione: lo sviluppo storico e la situazione attuale delle normative nazionali e comunitarie della panificazione sono stati Giancarlo Ceccolini, presidente di FIPPA-Federazione Italiana Panificatori, pasticceri e affini, Edvino Jerian, delegato della Confédération Européenne de la boulangerie-pâtisserie (CEBP), Günter Kofler, Presidente onorario di Unione Internazionale Panificazione e Pasticceria (UIBC), Eduardo Villar, Presidente del Panificatori spagnoli e Vicepresidente di UIBC, Josè Maria Fernandez del Vallado, Segretario generale di entrambe le organizzazioni.

Nel corso del talk è stata affrontata l’importanza dell’evoluzione normativa nella Panificazione, in funzione dell’incidenza sull’organizzazione del lavoro dei fornai. La legislazione di questi anni ha inciso sulla vita dei fornai e avrà sicuramente dei riflessi nel futuro prossimo sulla qualità del loro lavoro.

È necessario che la connessione fra leggi nazionali ed europee sia coerente poiché le ricadute legislative sono fondamentali sul proficuo sviluppo delle attività di panificazione. È in corso un’evoluzione che punta soprattutto alla tutela del consumatore.

Nel corso del dibattito si è fatto riferimento alla nuova legge quadro portata in Parlamento e oggi nelle mani della Commissione delle attività economiche del Senato; il quadro normativo ridefinisce il lavoro del fornaio in un’ottica di tutela del consumatore che passa attraverso un’informazione corretta e puntuale.

Fipe: “Cambiare prospettiva: da gelatiere a imprenditore”

Diversi gli spunti di riflessioni emersi dal talk “Cambiare prospettiva: da gelatiere a imprenditore” a cura di Fipe che si è tenuto nella Vision Plaza a Sigep (alla fiera di Rimini fino a domani). Al centro della tavola rotonda l’imprenditoria del futuro legata in particolare al mondo del gelato.

Un universo che comprende 38mila imprese con 5 miliardi di euro di consumi e 90mila addetti nel settore. Quattro imprenditori “illuminati” del settore come Vincenzo Ferrieri di Cioccolati Italiani, Alberto Marchetti dell’omonima azienda, Paolo Brunelli della gelateria Brunelli e Andrea Fassi del Palazzo del Freddo si sono confrontai sul tema: si può essere insieme gelatiere e imprenditore?

Il dibattito è partito con la provocazione di Andrea Fassi che ha sostenuto che non si può essere in produzione e al timone dell’azienda allo stesso tempo: se si sta in laboratorio non ci si può occupare di altre cose. Servono competenze, spazi e tempi diversi. La parola è passata poi agli altri relatori che hanno messo in evidenza come, all’interno della stessa azienda, si possono avere nel tempo diversi ruoli: dalla produzione si può passare alla formazione, e poi alla gestione dell’azienda.

Due facce della stessa medaglia per le aziende del gelato che devono affrontare diverse sfide: produrre un buon prodotto (che è fondamentale, ma non più sufficiente a garantire la “sopravvivenza”), gestire i fornitori, il personale, occuparsi dei conti e della comunicazione. Una complessità dovuta anche alla stagionalità di un prodotto che richiede scelte oculate per garantire l’apertura continuativa delle attività, ridimensionando le spese in inverno e inventando nuove occasioni di consumo che destagionalizzano i consumi, come ha fatto Alberto Marchetti con Zabà.

Occorre inoltre fare i conti con la sostenibilità che non è “una moda”, ma un’esigenza. Non basta essere plastic free: la sostenibilità deve essere intesa a 360 gradi come asset aziendale che va presidiato. Come welfare aziendale, rispetto dell’ambiente e sostenibilità umana, garantendo al personale ritmi che consentano di vivere bene.

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