Lo sfratto del Caffè Greco è stato rinviato. La vicenda vedrà una svolta mercoledì 5 luglio con un doppio appuntamento: un incontro al ministero della Cultura con Vittorio Sgarbi, che si è offerto come mediatore, e l’udienza presso la Corte d’Appello per discutere dello sfratto, che era stato fissato per il 22 giugno scorso. Carlo Pellegrino e la moglie Flavia Iozzi sono dichiarati disponibili a raddoppiare l’affitto portandolo così a quota 35mila euro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lilli Garrone pubblicata sul Corriere della Sera.
Lo sfratto del Caffè Greco
ROMA – “Il Caffè Greco deve restare qui in via Condotti. Quello che si può discutere è il “quantum” dell’affitto”: con queste parole l’ingegner Carlo Pellegrino ieri mattina, nel corso di una riunione organizzata per fare il punto sulla situazione in merito al lungo braccio di ferro con l’Ospedale Israelitico, titolare delle mura del locale storico in pieno Centro, che non vuole rinnovare l’affitto agli attuali conduttori, peraltro anche titolari dell’”Azienda Caffè Greco”, ovvero del marchio e degli arredi che acquistarono a suo tempo dagli eredi dell’antico titolare Federico Gubinelli.
Una vicenda che avrà il suo momento determinante la prossima settimana, mercoledì 5, con un doppio appuntamento: un incontro al ministero della Cultura con Vittorio Sgarbi, che si è offerto come mediatore, e l’udienza presso la Corte d’Appello per discutere dello sfratto, che in un primo momento era stato fissato per il 22 giugno scorso.
L’Ospedale israelitico non molla: cambiare i gestori
Carlo Pellegrino e la moglie Flavia Iozzi ieri sono dichiarati disponibili a raddoppiare l’affitto portandolo a 35mila euro, “valutando anche una percentuale sul fatturato” e persino ad acquistare le mura. Ma soprattutto “noi vorremmo incontrare il presidente dell’Ospedale Israelitico, Antonio Spizzichino, per trattare – aggiungono – non soltanto i suoi avvocati”.
Da parte sua, Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, ha dichiarato che “permangono molte posizioni all’apparenza inconciliabili, ma ho verificato un grande senso di responsabilità tra le persone convenute, anche da parte dei rispettivi legali. Come Ministero stiamo facendo la nostra parte”.
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