MILANO – Il Secret Bar di Milano è il luogo in cui vogliamo portare il lettore. L’appuntamento è in una strada anonima. Una delle tante vie di Milano che si ricongiungono alle strade principali della città senza che tu abbia nemmeno il tempo di realizzare dove ti trovi e come hai fatto ad arrivare lì.
Secret bar: uno spazio senza coordinate geografiche
La promessa è di non svelare a nessuno il nome della via, tantomeno il numero civico. La regola è quella di tenere la bocca chiusa e gli occhi aperti.
Sappiamo di dover bussare alla porta di un locale anonimo, una panineria. Una piccola gastronomia etnica o qualcosa di simile, tanto anonimo quanto insospettabile.
Battiamo le nocche due volte. Toc, toc.
Ci aprono, abbiamo il cuore che comincia ad aumentare i battiti. Oltrepassiamo il piccolo spazio fittizio che ha il compito di confondere le acque. Quindi varchiamo la soglia di una porta spessa, che fa fatica ad aprirsi.
Il Secret Bar ti catapulta in un’altra epoca
La musica ci guida tra le scale e gli arredi di legno, le bottiglie di liquore e un pianoforte che suona tutte le sere ma solo per pochi.
Al bar un avventore solitario racconta la propria vita a chi, al di là del bancone, annuisce mentre prepara un Sailor Punch profumato.
Una vecchia macchina da cucire e un quadro che ritrae quattro gentiluomini in giacca e cappello. Tutti sembrano aver vissuto tante vite e averne altrettante da raccontare.
La luce è quella calda delle lampade
Le stesse che illuminano ma che non svelano e dai divani e le poltrone circostanti, gli ospiti parlano a bassa voce. Scrutando a fondo i nuovi arrivati, quasi a testarne la discrezione, quasi come a chiedersi: ‘‘Sapranno mantenere il segreto?’’.
Dopo un primo momento di stupore e eccitazione impariamo a stare al gioco. Siamo nel 1930, il Secret bar che da un anno a questa parte è diventato meta ambita di chi ha la fortuna di conoscerlo e da chi invece ne ha sentito solamente parlare.
Un posto che sembra aver chiuso il Mondo fuori
E aver fermato il tempo all’epoca del proibizionismo, delle flappers, delle lunghe collane di perle e delle bretelle. Le stesse che indossano i ragazzi che ci lavorano, veloci e discreti, accoglienti ma imperscrutabili.
I cocktail sono scritti in piccoli libri che raccontano una storia divisa per capitoli
Ogni volta le proposte della carta variano e la storia prosegue. Non vi aspettate Spritz o Daiquiri. Qui si fa sul serio e i drink profumano di lavanda. Si mescolano con il rum migliore, si shakerano con un pizzico di malizia e si bevono con l’anima.
Il 1930 è a Milano
Ma potrebbe essere a New York come a Parigi, non ha luogo, ma esiste, non ha un volto ma ha un’anima, è il secret bar più conosciuto della città.
Avere la via d’accesso non è facile, innamorarvene invece è assolutamente scontato.