MILANO – I popoli nordici la sanno lunga in fatto di caffè. Non a caso, le nazioni del nord Europa dominano la graduatoria dei consumi mondiali in termini pro capite e vantano una radicata cultura di consumo.
Ricche anche le tradizioni nel fuori casa, che hanno ricevuto nuovo impulso con l’affermarsi delle catene di caffetterie a marchio, sia locali che internazionali.
Questo specifico settore evidenzia un notevole dinamismo, di cui sono testimoni le importanti fusioni e acquisizioni di questi ultimi anni, che hanno visto protagonisti anche i massimi player globali.
A cominciare dal colosso JAB Holding. La finanziaria della famiglia Reimann – azionista di maggioranza di Jacobs Douwe Egberts, attraverso Acorn Holdings B.V. – ha fatto shopping recentemente pure a queste latitudini, acquistando Espresso House, la più importante catena dei paesi nordici, nonché Baresso, leader di mercato in Danimarca.
Entrambe le operazioni sono state concluse lo scorso mese di giugno, ad appena una ventina di giorni l’una dall’altra. In precedenza, nel 2013, il gruppo di private equity svedese Valedo aveva acquisito una quota di riferimento in Joe & the Juice, un’altra importante catena danese di caffetterie.
E già che ci siamo non dobbiamo dimenticare, anche se in questo caso si parla del comparto torrefazione, l’acquisizione di Merrild da parte di Lavazza, avvenuta anche questa nel giugno di quest’anno.
Il valore del mercato nordico delle caffetterie a marchio, per il 2015, è stimato da Allegra World Coffee Portal in 436 milioni di euro.
Circa un migliaio i locali. Le proiezioni per i prossimi anni ipotizzano una crescita al tasso annuo composto dell’8,5% per quanto riguarda il numero di esercizi e del 13,3% per ciò che attiene al fatturato. L’orizzonte 2020 è un mercato da 814 milioni di euro e 1.500 locali.
Ma guardiamo ai singoli paesi. A fare la parte del leone è la Svezia, che peraltro è anche il paese più popoloso dell’area, con 403 locali e una crescita annua, nel quinquennio 2010-2015, dell’11,4%. La Norvegia conta 269 caffetterie a marchio, la Finlandia 205, la Danimarca appena 146.
I tre principali competitor – Espresso House, Wayne’s Coffee e Joe & the Juice – detengono una share attorno al 40%. Si ritiene che questo terzetto – unitamente a Starbucks (presente ormai in tutti i quattro paesi) – avrà un ruolo guida in questo mercato anche negli anni a venire.
Le cifre evidenziano forti margini di crescita. Basti pensare che in Danimarca, secondo paese consumatore mondiale in termini pro capite, appena il 16% dei consumatori entra in un coffee shop almeno una volta alla settimana, contro il 25% dei norvegesi e degli svedesi.
Le indagini di mercato condotte da Allegra forniscono indicazioni interessanti anche per quanto riguarda l’appeal dei vari marchi.
Scopriamo così che Baresso è in cima alle preferenze dei danesi (19%) seguita da Starbucks (17%). La multinazionale americana fa il pieno di consensi in Norvegia (28% dei consumatori), ma è solo terza in Svezia (11%), dove le sono preferite Espresso House (24%) e Wayne’s Coffee.
Anche nei paesi nordici prende piede il fenomeno della “third wave”.
Massimi esponenti di questo movimento, i due torrefattori norvegesi Robert Thoresen e Tim Wendelboe, entrambi già campioni del mondo WBC, rispettivamente nell’edizione inaugurale del 2000 e nel primo mondiale italiano del 2004, che ebbe luogo a Trieste.
I micro-torrefattori di qualità hanno sin d’ora un forte impatto sui trend di mercato, anche nel settore a marchio, in particolare per quanto riguarda la selezione delle varietà monorigine.