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venerdì 22 Novembre 2024
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Scompenso cardiaco, il caffè non è un pericolo. Lo dice un nuovo studio brasiliano

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MILANO – Rinunciare al piacere di un buon caffè perché si soffre di scompenso cardiaco potrebbe essere del tutto inutile.

A suggerirlo è uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine da un gruppo di ricercatori coordinato da Luis Rohde, esperto dell’Università Federale del Rio Grande do Sul di Porto Alegre, in Brasile, secondo cui diversamente da quanto comunemente pensato l’assunzione di dosi elevate di caffeina non induce aritmia nemmeno quando pazienti a rischio elevato stressano il loro cuore su un tapis roulant.

Il tema è da tempo oggetto di accurate ricerche scientifiche, e la raccomandazione di limitare l’assunzione di caffeina quando si corre un rischio elevato di aritmie – come nel caso di alcuni pazienti con scompenso cardiaco sistolico – è ampiamente diffusa. Ciononostante, fino ad oggi non sono state raccolte prove dei rischi corsi da chi beve caffè soffrendo di questo disturbo.

Gli esperimenti condotti da Rohde e collaboratori sembrano far propendere per l’assenza di un effetto aritmogenico; i ricercatori non hanno infatti rilevato nessuna associazione tra il consumo di caffeina e la comparsa di aritmia.

Lo studio

Scendendo nei dettagli degli esperimenti, i ricercatori hanno coinvolto 51 pazienti di età media pari a 60,6 anni, perlopiù uomini (74%).

Lo studio ha previsto che tutti consumassero 100 ml di caffè decaffeinato a intervalli di un’ora, per un totale di 5 ore; mentre però 25 dei soggetti hanno assunto la bevanda addizionata di una polvere di caffeina (100 mg a dose, per un totale di 500 mg nell’arco delle 5 ore) gli altri 26 l’hanno assunta addizionata di un placebo (una polvere di lattosio).

A un’ora di distanza dall’ultima tazza di caffè assunta tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un test sul tapis roulant per verificare l’insorgenza di episodi di aritmia sotto stress.

L’assenza di un’associazione tra l’assunzione di caffeina e l’insorgenza di aritmie anche in caso di stress fisico sembra scagionare il caffè dall’accusa di mettere in pericolo il cuore di chi soffre di scompenso cardiaco.

Tuttavia, i ricercatori ammettono che il loro studio presenta delle limitazioni, prima fra tutte il fatto che la metà circa dei soggetti coinvolti era un consumatore abituale di caffè; questo dettaglio potrebbe influenzare gli effetti della caffeina, notoriamente meno rilevanti in chi è abituato alla sua assunzione regolare.

Per questo secondo gli esperti non è possibile assicurare che l’assunzione a lungo termine di dosi elevate di caffeina da parte di soggetti con scompenso cardiaco non sia associato al rischio di aritmie.

Sull’effetto del consumo acuto di dosi massicce di questa sostanzagli esperti sembrano invece non avere dubbi: “Non induce aritmie nei pazienti con scompenso cardiaco sistolico cronico”, concludono i ricercatori, sottolineando l’assenza di un’associazione sia a riposo sia durante l’attività fisica.

“Ad oggi – spiegano gli esperti – non ci sono solide prove che giustifichino la diffusa raccomandazione di limitare il consumo moderato di caffeina da parte dei pazienti a rischio di aritmia”.

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