domenica 22 Dicembre 2024
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Gli scienziati spiegano perché il caffè influisce in meglio sulla longevità: l’approfondimento

«Ad avere un ruolo chiave sono il magnesio, il potassio e gli antiossidanti. Che nel caffè sono presenti sotto forma di lignani e acido clorogenico. La combinazione di questi elementi, già di per sé ricchi di proprietà benefiche, associata a un’assunzione costante e regolare nel tempo, determina le virtù generali di questa bevanda.» l’esperto del Cnr

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MILANO — Torniamo sul tema del caffè e del suo impatto positivo sulla longevità. Come già riferito nei giorni scorsi, la bevanda incide positivamente sul rischio di mortalità per cause cardiovascolari e tumorali. Anche nei soggetti più sensibili agli effetti della caffeina.

Questo interessante approfondimento, pubblicato dal sito Ok-Salute.it, approfondisce l’argomento con l’ausilio degli esperti.

Longevità favorita dall’assunzione di caffè

La quantità massima consigliata è cinque, ma anche quando si va oltre, fino a otto, il caffè continua a farci bene. E ad allungare la vita.

A dimostrarlo uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine che ha coinvolto circa 500.000 inglesi

Secondo la ricerca, la mortalità cala del 12% anche in chi è più sensibile agli effetti della caffeina.

I ricercatori dello U.S. National Cancer Institute hanno sottoposto le persone a dei questionari sul consumo di caffè. Oltre che a un test genetico.

Del campione, un terzo dei partecipanti beveva da due a tre tazze al giorno. Mentre circa 10.000 superavano le otto

Tutti i componenti, tra i 40 e i 69 anni, sono stati seguiti per dieci anni. In questo arco di tempo sono morti circa 15.000 partecipanti.

Dall’analisi dei risultati gli autori hanno rilevato che il minor rischio di mortalità riguardava tutti i consumatori di caffè, indipendentemente dalla quantità. Inoltre, i benefici si ritrovavano anche chi aveva un metabolismo della caffeina più lento.

«Non è chiaro come il caffè possa influire sulla longevità – spiegano gli autori. – Questa bevanda contiene oltre mille composti. Inclusi molti antiossidanti che potrebbero proteggere le cellule».

Il merito non è della caffeina. Diverse ricerche hanno riscontrato gli effetti positivi del caffè anche quando questo è decaffeinato.

Non solo caffeina

«Da uno studio epidemiologico pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e condotto analizzando i dati di tre grandi ricerche precedenti è emerso che un consumo moderato di caffè riduce la mortalità per malattie cardiovascolari, patologie neurologiche e diabete di tipo 2.» spiega Roberto Volpe. Medico ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Roma (potete chiedergli un consulto qui).

Non è solo merito della caffeina

Dai risultati della metanalisi si è visto che l’abbassamento dei tassi di mortalità si verificava sia nei casi in cui le persone bevevano il tradizionale espresso. Sia se veniva dato loro quello decaffeinato, che ha un residuo di caffeina inferiore al 10%.

Quali altre sostanze apportano benefici all’organismo?

«Ad avere un ruolo chiave sono il magnesio, il potassio e gli antiossidanti. Che nel caffè sono presenti sotto forma di lignani e acido clorogenico.

La combinazione di questi elementi, già di per sé ricchi di proprietà benefiche, associata a un’assunzione costante e regolare nel tempo, determina le virtù generali di questa bevanda.» prosegue l’esperto del Cnr.

Sfavoriti i consumatori occasionali

Il caffè aumenta temporaneamente la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. «ma soltanto nei consumatori occasionali», avverte Claudio Borghi. Professore di medicina interna all’Università di Bologna e direttore dell’unità operativa di medicina interna al Policlinico Sant’Orsola Malpighi del capoluogo emiliano.

«Da uno studio pubblicato su The American Journal of Hypertension, è emerso che un modesto aumento della pressione si verifica solo in quelle persone che bevono un caffè al giorno e neanche sempre.

Il problema non si presenta nei bevitori abituali: questo vale sia per chi ha valori normali sia per coloro che sono già ipertesi» conferma il professore.

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