La ripresa economica deve passare per il settore privato, non per il pubblico. Sono gli imprenditori, e non lo Stato, a dover condurre il rilancio dell’economia a stelle e strisce. A parlare è Howard Schultz, fondatore e attuale CEO di Starbucks, la più grande catena di caffetterie del mondo. Il quale, ospite del giornalista Chuck Todd nella popolare trasmissione americana “Meet the Press”, ha puntato il dito contro le lungaggini e l’inefficenza della politica di Casa Bianca e Congresso, individuandole come uno dei fattori chiave per la lentezza della ripresa economica.
“È come se la situazione economica che stiamo affrontando fosse direttamente collegata alla situazione di Washington, nel quale è in corso una frattura, in materia di fiducia, da oltre dieci anni”, ha dichiarato Schultz. Colpa della politica, insomma, incapace di trovare le risposte giuste ai bisogni della nazione, a cominciare da quelli degli imprenditori. Perchè, a differenza dei giovani cadetti delle forze armate, ai politici manca il senso di “onore, Paese e dovere”: “Riusciamo a immaginarci se le persone che stanno a Washington, il nuovo Congresso, l’amministrazione, sposassero questi concetti e vivessero in loro funzione? Ci troveremmo in una posizione nettamente migliore della attuale”, ha aggiunto.
Per il capo di Starbucks, è ora che siano le imprese a cambiare le cose, senza aspettare lo Stato. “Stiamo incoraggiando le imprese e i vertici del mondo del business a fare una cosa. Dimentichiamoci di Washington per un po’. Dimentichiamoci di puntare il dito, e di dare loro la colpa. Come rappresentanti del mondo dell’impresa e business leader, dobbiamo prendere l’iniziativa e fare tutto ciò che possiamo per far andare avanti il Paese. E questo aiuterà l’economia”.
Come esempio concreto, Schultz ha raccontato quanto ha realizzato la sua azienda in un centro della cosiddetta “rural America”, America rurale, a East Liverpool, poco lontano da Pittsburgh, in Ohio. “Abbiamo visto una vecchia fabbrica che non lavorava da oltre dieci anni. Una fabbrica di ceramiche. Ci siamo andati. Starbucks gli ha consegnato un ordine, noi abbiamo cominciato ad assumere personale e abbiamo avviato la fabbrica. Le imprese di tutto il Paese devono accorgersi che dobbiamo riportare la produzione industriale in attività in America. E i villaggi rurali non possono essere lasciati indietro”.
Non una cosa semplice, e per alcuni non la più conveniente nel breve termine, ma una scelta precisa per contribuire alla ripresa dell’economia, ammette il CEO della nota catena di caffetterie. “Questa è l’idea. Le regole di ingaggio per una società pubblica, oggi, sono cambiate drasticamente. Tutti dobbiamo riconoscere una cosa: non riguarda solo la riga finale dei risultati, o la quotazione. Ci deve essere un equilibrio tra la redditività e il fare tutto ciò in nostro potere per rimettere il Paese nuovamente in movimento. E qui la palla passa di nuovo a Washington”.
Ovvero alla politica: se non dovesse agire, i privati sono pronti a prendere le redini della situazione, e a fare da soli. “Washington ha deluso il Paese. Il Congresso ha ora l’opportunità unica, con l’amministrazione, di fermare la disfunzione legata alla polarizzazione e far emergere immediatamente una nuova serie di regole, all’insegna di civiltà, dialogo e cooperazione. Se non otteniamo ciò entro trenta giorni, la comunità degli imprenditori farà ciò che ha fatto negli ultimi dieci anni: licenziare Washington. Ma non possiamo permettercelo, perché è un’opportunità unica”, ha concluso Howard Schultz.