domenica 22 Dicembre 2024
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Fipe-Confcommercio, Sbraga: «Il bar deve diventare“la casa fuori casa”»

Senza voler competere con gli spazi deputati, l’ipotesi di rilancio in chiave smart intercetta un fenomeno destinato a durare anche oltre la pandemia. Come convincere gli scettici che il cliente seduto per ore al tavolo con una tazza di caffè mentre risponde alle email è un investimento

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MILANO – Il virus ha cambiato le carte in tavola: chiusi gli uffici, attivo lo smartworking, la popolazione abituale di molti bar è in via d’estinzione. Insieme agli incassi. Per sopravvivere, ci insegna la natura, è necessario evolversi adattandosi al nuovo contesto. I locali devono diventare smart esattamente come le vite dei professionisti. Ed è così che i caffè diventano i nuovi uffici ai tempi del Covid. Leggiamo un’interessante riflessione sul tema, attraverso l’intervista a Luciano Sbraga, presidente di Fipe Confcommercio, di Maria Egizia Fiaschetti su roma.corriere.it.

Sbraga spinge per la office solution

Dopo aver accusato l’impatto deleterio dello smart working, che nel Lazio al rientro dalle ferie rimarrà ancora per una quota del 30 per cento, i pubblici esercizi studiano una formula per trasformare la crisi in opportunità di reinventarsi. La parola chiave è digitalizzazione, ovvero aprire bar e caffetterie al lavoro da remoto.

Luciano Sbraga, presidente di Fipe Confcommercio, quali trasformazioni state studiando?
«L’idea è quella di sviluppare office solution, la cultura digitale all’interno degli esercizi con connessione veloce e postazioni adeguate».

Somiglia al modello Starbucks

«Starbucks è stato tra i primi e a frequentarlo erano soprattutto gli studenti. In Italia si è iniziato a investire, ma le realtà sono ancora poche».

Senza voler competere con gli spazi deputati, l’ipotesi di rilancio in chiave smart intercetta un fenomeno destinato a durare anche oltre la pandemia.

Come convincerete gli scettici che il cliente seduto per ore al tavolo con una tazza di caffè mentre risponde alle email e compila fogli Excel non sia un investimento improduttivo.

«L’idea va comunicata nel modo giusto, il bar deve diventare un punto di riferimento della vita quotidiana,«».

A che punto siete con lo sviluppo del progetto?

Sbraga: «Abbiamo già organizzato un incontro con la filiera delle aziende del “fuori casa” e dobbiamo confrontarci con gli operatori delle telecomunicazioni per una strategia organica. Per settembre contiamo di partire».

Quali sono state le ripercussioni del combinato disposto smart working-assenza di turisti nel vostro settore?

«Roma è la città del terziario, della pubblica amministrazione, oltre che del turismo internazionale… L’impatto è stato devastante. In Centro le attività di somministrazione hanno perso il 70 per cento degli incassi, il 40 per cento in periferia».

Digitalizzazione significa anche implementare i servizi di prenotazioni online e di delivery?

«Questa è un’altra sfida importante anche per contrastare lo strapotere dei colossi del delivery che applicano commissioni del 35 per cento. Abbiamo iniziato con “trust delivery”, meccanismo che consente la tracciabilità tramite Qr code del cibo confezionato da asporto ».

Sbraga: quali ulteriori misure state studiando per stimolare la domanda?

«Pensiamo di rilanciare i bond, come plusvalore o sconto, magari agganciandoli al bonus del 20 per cento erogato dal governo per le spese al ristorante».

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