domenica 22 Dicembre 2024
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Sardegna: sull’isola il mare, il sole e anche un progetto per coltivare il tè

Il progetto, che ha ricevuto un piccolo contributo anche dalla Fondazione di Sardegna, vede coinvolte le cooperative sociali Alea e Is Terras Birdis. E se dovesse avere successo potrebbe rappresentare un volano di sviluppo per un territorio che ha una economia non particolarmente florida

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TORTOLI’ (Nuoro) – Ci sono i nuraghe in Sardegna, insieme alle calette isolate dove fare il bagno in totale solitudine, oppure ai campi dove ancora si allevano le pecore alla vecchia maniera. Un’isola ricca di sorprese, basta solo avere voglia di scoprirle nei piccoli centri nascosti lontano dalle coste più blasonate. Un esempio di cosa può offrire il posto e che nessuno si aspetterebbe mai, è il progetto portato avanti dall’Istituto agrario di Tortolì e degli imprenditori cinesi per avviare una piantagione di tè. Leggiamo la notizia dal sito agronotizie.imagelinenetwork.com.

Sardegna: al suo interno, un po’ d’Oriente

Se si pensa all’agricoltura sarda vengono in mente prima di tutto la pastorizia, nonché la produzione di orticole, di frumento e di riso. Ma in futuro sull’isola potrebbero esserci anche delle coltivazioni di tè. A lanciare questo progetto è una partnership inedita tra l’Istituto agrario di Tortolì, comune in provincia di Nuoro, e alcuni imprenditori cinesi che hanno trovato in questa area della Sardegna le condizioni pedoclimatiche ideali per la coltivazione del tè nero.

“A proporci l’idea di coltivare il tè in questa zona sono stati alcuni imprenditori cinesi attivi proprio nella coltivazione e commercializzazione del tè in Cina”, spiega ad AgroNotizie Giovanni Battista Usai, dirigente dell’Istituto e referente del progetto. “I nostri partner cinesi ci hanno fornito sementi e il know how e ci seguiranno anche durante il corso del progetto per fornirci supporto tecnico. Dal canto nostro abbiamo messo a disposizione le infrastrutture della scuola e oltre a mettere in pratica le conoscenze acquisite stiamo lavorando per adattare quattro varietà di tè al contesto dell’Ogliastra”.

Il progetto, che ha ricevuto un piccolo contributo anche dalla Fondazione di Sardegna, vede coinvolte le cooperative sociali Alea e Is Terras Birdis. E se dovesse avere successo potrebbe rappresentare un volano di sviluppo per un territorio che ha una economia non particolarmente florida.

Ma perché i cinesi hanno scelto proprio l’Ogliastra? “In Cina c’è un alto tasso di antropizzazione e quindi anche i terreni agricoli e l’ambiente in generale ne hanno risentito.

La Sardegna invece ha ancora una natura incontaminata e quindi si candida come un luogo perfetto per ospitare questa coltura”, spiega Usai

“I nostri partner ci hanno mandato alcuni chili di semi di quattro varietà diverse di tè nero che ora faremo germinare e coltiveremo nelle nostre serre prima di essere messi a dimora in campo. L’obiettivo, se le cose funzionano, è quello di espandere questa coltivazione di pregio e di realizzare anche un laboratorio per la lavorazione delle foglie”.

Il progetto, dal suggestivo titolo ‘La via del tè: dalla Cina alla Sardegna, agricoltura solidale e innovativa’

Si inserisce all’interno della più ambiziosa Via della seta, una strategia per sviluppare le ramificazioni commerciali del Celeste Impero in tutto il mondo.

Ma la coltivazione di tè in Ogliastra come è stata accolta dai cittadini sardi? “Come tutte le novità questo progetto ha aperto una ampia discussione. C’è chi pensa che dobbiamo ancorare esclusivamente le nostre produzioni alle colture tradizionali e chi invece pensa che ci sia margine per innovare e accrescere le conoscenze dei nostri ragazzi”.

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