SANREMO (Imperia) – Dopo il diktat di Palazzo Bellevue. (Sede del Municipio). Ovvero quello contro le soste troppo lunghe al bar del Comune.Ora è il turno dei distributori automatici del caffè dal municipio. Anche le macchinette, infatti, finiscono nel mirino dell’Amministrazione. E l’Rsu protesta: «Siamo contrari perchè si priverebbe un elevato numero di dipendenti sulle possibilità di ristorarsi (anche per le pause pranzo) in tempi brevi. Senza interferire sull’organizzazione del lavoro. Questi dipendenti infatti, per ragioni d’ufficio, per prossimità ai distributori o per libera scelta, preferiscono servirsi delle macchinette del caffè piuttosto che del bar comunale».
Distributori al bando
All’esame della giunta una pratica nella quale si evidenzia che, pur prevedendo la coesistenza del bar con i distributori presenti nel palazzo comunale, da parte di alcuni amministratori sono state sollevate perplessità sul mantenimento di queste macchine
Questo per il difficile controllo del personale che vi accede. Considerato che era intenzione arrivare ad una migliore regolazione di queste attrezzature per consentirne un ritorno economico, l’ufficio Patrimonio chiede alla giunta di esprimersi sull’eventuale mantenimento o sulla loro rimozione.
Ecco la presa di posizione della Rsu
«Se corrisponde al vero che l’Amministrazione avrebbe intenzione di far togliere i distributori del caffe posti in diversi immobili comunali, facciamo presente la ferma contrarietà della Rsu e della stragrande maggioranza del personale comunale. E non solo».
La rappresentanza sindacale unitaria chiede ai dirigenti un incontro chiarificatore sull’argomento
«Precisiamo che i partecipanti all’appalto della concessione del bar comunale, avevano tra le condizioni del capitolato anche quella che sarebbero stati mantenuti i distributori di caffè negli edifici comunali. Non si comprende quali siano le ragioni alla base di una scelta in senso contrario. (ad apertura del bar avvenuta da pochi giorni). Rispetto a quanto espresso nel capitolato d’appalto».
Fonte: La Stampa