MILANO – Partita dal Perù ad appena 17 anni per frequentare l’Università Cattolica, Veronica Silva Alvarado ha portato con sé le sue radici e le ha trasformate in un’attività: SAMI. La sua famiglia anch’essa legata alla coltivazione, le ha dato la spinta per creare una sua realtà che richiama alla terra a Milano, con l’obiettivo di concentrarsi sulla persona, sulle sinergie e non solo sul business.
Lo stesso nome SAMI – che è anche quello che ha dato a sua figlia – ha a che fare con le sue origini e alla cosmo visione andina, che va al di là delle dualità e si ispira all’energia rigeneratrice della Terra: SAMI si pone l’obiettivo di portare tutto questo a Milano attraverso dei prodotti che fanno bene al corpo.
SAMI nasce dalla volontà di Veronica di promuovere progetti eco sostenibili
Racconta lei: “Che però spesso non erano coerenti, come è il caso delle certificazioni bio. I coltivatori sono spesso di piccole dimensioni, con un legame molto forte con il territorio e la cura della terra, e non riescono a certificarsi bio per i costi da affrontare per ottenerla.
Penso al dipartimento che è stato il più colpito dalle miniere in Perù, dove ho seguito uno dei progetti dedicati alle donne: la popolazione locale è consapevole delle condizioni contaminate del terreno e dell’acqua a causa del mercurio.
Queste persone per questo motivo si sono riunite per fermare questo processo di inquinamento e sfruttamento delle risorse e dopo un po’ di anni anche lo Stato si è accorto che i minerali rendevano il terreno particolarmente fertile e hanno promosso l’agricoltura bio-dinamica.
Accompagnarle in questo loro percorso di sviluppo sia professionale che etico, è diventata anche la mia missione e così è nato SAMI: consapevolezza e commercio equo.
Per questo motivo cerco sempre di lavorare con le donne, anche perché sono soprattutto più brave sulla parte sensoriale e consegnano il caffè migliore. In Perù però sono gli uomini che si prendono il merito, nonostante il lavoro sia fatto per lo più dalle donne, a partire dalla raccolta e dalla coltivazione.
Invece ho avuto la fortuna di entrare direttamente in contatto con loro e ne ho conosciuto anche delle altre: c’è una dimensione comunitaria e di cura molto forte, che dà origine alla produzione anche di tisane, cacao e altri super food.”
“Nel 2019 ho deciso di seguire e abbracciare i miei valori avviando SAMI”.
“Ho scoperto delle boutique di caffè a Milano in cui si può trovare un monorigine peruviano ma i pochi che ci sono, sono anche molto cari.
Da peruviana mi chiedevo come mai non fossimo più presenti con i nostri prodotti in questa città, e che spesso consumarli fosse quasi un lusso di pochi.
Ho voluto così creare un posto in cui la mia comunità potesse comprendere il valore dei nostri prodotti e assaggiarli a prezzi accessibili consapevolmente e abbracciando il concetto che mangiare bene è un diritto non un lusso.
Molti peruviani che sono immigrati per ragioni socio-economiche e venendo da SAMI possono ritrovare un po’ di casa.”
Come si approvvigiona?
“Ci sono diversi modi per far arrivare il caffè: abbiamo tessuto un’amicizia basata sulla reciprocità e sul commercio equo in modo tale da poter accompagnare gli agricoltori verso l’autonomia e nell’esportazione e commercializzazione dei propri prodotti.
Abbiamo creato un sistema fondato principalmente sulla fiducia, diventando una famiglia a tutti gli effetti. Il brand SAMI è anche il loro. Al di là del prezzo equo per il caffè, cerchiamo insieme di promuovere la cultura ancestrale delle persone che stanno dietro alla coltivazione del caffe e cacao, di scambiare i saperi ancestrali e contemporanei perché sono convinta che il commercio non è solo una transazione ma anche la possibilità di soffiare cambiamenti.
Nella stessa logica in un futuro vorrei aprire un SAMI anche in Perù per creare maggiore consapevolezza anche tra gli abitanti locali. Mi piacerebbe poter portare la tecnologia di qui per migliorare il processo di tostatura e macinatura.
E poi è arrivato il caffè del Vraen, un’altra località che ha sofferto tanto a causa del narco terrorismo. Ultimamente si è aperto uno spiraglio e siamo riusciti a sdoganarlo fino a farlo giungere ora in Italia.
Parliamo di un Paese fortemente consumatore di caffè, ma che è abituato ad una tostatura spinta in miscela, per cui la monorigine non va molto. Me ne sono accorta quando ho iniziato a vendere nelle boutique di caffè e nei supermercati ed è stato dura comunicare questo prodotto.
C’è stato bisogno di una comunicazione che andasse oltre gli stereotipi. Pian piano ora il flusso è aumentato ed è internazionale. Passano clienti dagli Emirati Arabi, australiani, americani, ma il mio concetto va oltre il consumismo e il classismo, è frequentata anche dalle comunità che abitano a Milano, ritrovando un posto dove la nostra diversità è accolta, soprattutto frequentato dalla mia comunità peruviana che ho riscoperto come unità e solidale.”
SAMI è anche una caffetteria di specialty coffee
“E il fine settimana i brunch vanno molto. Vendo ad un euro e 50 l’espresso: inizialmente alcuni l’hanno trovato strano, ma poi il nostro messaggio è passato. Ho scelto una Rancilio anche se sono più brava con il V60 perché ero abituata così a prepararlo dal Perù – anche se orientandomi a occhio -.
Anche gli italiani vengono a bere il filtro soprattutto tra i giovani, ma mi ha colpito anche vedere degli adulti che apprezzano molto le monorigini e che poi ritornano.
Il caffè peruviano è molto equilibrato nei sapori, non ha acidità troppo spinte ma risulta fruttato – per ogni ettaro è prevista nei campi una striscia di frutta che ne conferisce queste qualità -. Questo a dimostrazione che la diversità arricchisce la terra, un concetto che spero possa essere compreso anche qui in Italia.
Oltre il caffe ci sono altri prodotti che provengono da queste comunità che coltivano nel rispetto della terra, con ottime proprietà per il corpo umano, come la cascara di cacao, Yacon e Maca.
Penso molto all’insegnamento delle donne ashanike peruviane, che hanno profonda conoscenza delle piante da cui ricavano tisane curative. Loro stesse mi forniscono delle buste di tè tramite la collaborazione con una Onlus francese, dagli effetti benefici per l’organismo.
Poi uso le fave di cacao tostate delle varietà Criollo e Blanco, dell’Associazione Tingo Maria, anche questa composta da sole donne che coltivano in base ai cicli della luna per capire quando seminare e raccogliere nel rispetto della natura.
Lo stesso caffè SAMI ha vinto come miglior caffè peruviano nel 2022 concorso “taza de excelencia 2022. Nello stesso locale è possibile gustare anche un Geisha da 91 punti che ha vinto il 1 posto nella gara “Cup Execelencia 2023”.