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mercoledì 02 Aprile 2025
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Giancarlo Samaritani presenta il documentario sul caffè in Myanmar e riflette sui danni riportati dal terremoto

Samaritani: "Le coltivazioni sono diffuse in diverse regioni, nelle zone pianeggianti si coltiva caffè Robusta di modesto livello qualitativo, mentre nella regione di Mandalay ed in particolare nell’ampia regione collinare di Pin O Luin dove abbiamo girato il nostro documentario  si coltiva arabica  di eccellente qualità. Il ciclo di lavorazione prevede una accurata selezione delle drupe durante il raccolto rigorosamente fatto a mano, ed una successiva selezione fatta dalle lavoratrici nei centri di raccolta, inoltre una perfetta fase di essiccazione naturale mediante l’esposizione dei semi ai potenti raggi del sole tropicale"

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Giancarlo Samaritani, noto come divulgatore alle origini della filiera caffeicola insieme a sua moglie, fotografa, Silvia Minella, torna su queste pagine con un documentario toccante sviluppato durante la sua visita in Myanmar nel 2019, dove ha incontrato il fondatore della Myanmar Coffee Association. Questo lavoro non solo mette in evidenza la ricca tradizione del caffè nel paese, ma offre anche uno spaccato della vita locale e delle sfide affrontate dai produttori.

Oggi, in seguito al devastante terremoto che ha colpito la regione, è fondamentale portare l’attenzione su questo dramma umano e sociale. La comunità del caffè, già provata, si trova ad affrontare ulteriori difficoltà, e il documentario di Samaritani può servire come strumento per sensibilizzare il pubblico e raccogliere fondi per aiutare le persone colpite. Di seguito, riportiamo l’esperienza di Samaritani.

Il caffè in Myanmar

di Giancarlo Samaritani

“In Myanmar tre quarti della popolazione è impegnata in attività agricole, piccole imprese famigliari che  lavorano  modesti appezzamenti di terra, principalmente coltivano il necessario per il proprio sostentamento. 

Le piantagioni di caffè si stanno sviluppando rapidamente. Il caffè fu introdotto dai missionari europei tra il 1885 ed il 1930.

Purtroppo però 50 anni di violenta dittatura militare non hanno consentito una adeguata formazione dei coltivatori, costretti ad una condizione di povertà. Solo dal 2012, a seguito della parziale caduta del regime militare, si avviate delle iniziative mirate al miglioramento della vita dei contadini. 

Il caffè rappresenta una coltura che può contribuire al miglioramento della qualità della vita dei contadini. Il terreno ed il clima sono perfetti per la coltivazione di caffè. 

Infatti negli ultimi dieci anni il caffè del Myanmar ha cominciato ad ottenere l’apprezzamento degli operatori ed anche dei consumatori.

Personalmente  ho potuto constatare questi ottimi risultati ottenuti anche grazie all’impegno di imprenditori che hanno dato vita all’Associazione dei produttori di caffè del Myanmar.

Ho incontrato il fondatore di questa associazione, il quale ci ha raccontato le difficoltà ed i problemi che incombono su questo paese.

Le coltivazioni sono diffuse in diverse regioni, nelle zone pianeggianti si coltiva caffè Robusta di modesto livello qualitativo, mentre nella regione di Mandalay ed in particolare nell’ampia regione collinare di Pin O Luin dove abbiamo girato il nostro documentario  si coltiva arabica  di eccellente qualità. Il ciclo di lavorazione prevede una accurata selezione delle drupe durante il raccolto rigorosamente fatto a mano, ed una successiva selezione fatta dalle lavoratrici nei centri di raccolta, inoltre una perfetta fase di essiccazione naturale mediante l’esposizione dei semi ai potenti raggi del sole tropicale.

Purtroppo dopo pochi mesi dalla nostra visita un nuovo colpo di stato ha riportato il paese nell’incubo della dittatura.

In questi ultimi giorni sono sotto giochi di tutto il mondo gli enormi danni provocati dal devastante terremoto che ha colpito il paese”.

                                                                                                Giancarlo Samaritani

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