MILANO – I ricercatori del CNC – Centro per le neuroscienze e la biologia cellulare in Portogallo riferiscono, come riporta il portale d’informazione Medical Xpress, che il consumo regolare e moderato di caffè, di circa tre tazze al giorno, non solo contribuisce a una vita più lunga, ma migliora anche la qualità di quegli anni aggiuntivi riducendo il rischio di principali malattie legate all’età.
I benefici del caffè
La percezione del consumo di caffè è cambiata negli ultimi decenni, passando da potenzialmente dannoso a benefico.
Oltre ai componenti principali, caffeina e acidi clorogenici, il caffè è una miscela complessa di migliaia di sostanze potenzialmente bioattive, la maggior parte delle quali non è stata ancora studiata a fondo per comprendere il loro impatto. Questo rende difficile isolare gli effetti specifici dei singoli componenti sulla salute umana.
Nello studio intitolato “Impact of coffee intake on human aging: Epidemiology and cellular mechanisms,” pubblicato su Ageing Research Reviews, i ricercatori hanno analizzato oltre 50 studi epidemiologici provenienti da diverse regioni ed etnie. Sono stati esaminati i modelli di consumo di caffè e la loro associazione con i dati sulla mortalità, gli indicatori della durata della salute e varie metriche relative alle malattie, all’interno di una coorte combinata di quasi 3 milioni di individui.
I risultati indicano che un consumo regolare e moderato di caffè non solo contribuisce a una vita più lunga, ma migliora anche la qualità degli anni riducendo il rischio di malattie principali legate all’età e mantenendo una salute generale migliore.
Un’assunzione moderata e regolare di caffè è stata associata a una riduzione del 17% dei tassi di mortalità per tutte le cause, a una minore incidenza di malattie legate all’età e a un’estensione della durata della salute di circa 1,8 anni.
Il consumo di caffè è stato correlato a un minor deterioramento funzionale con l’invecchiamento, mitigando la perdita di memoria, i cambiamenti dell’umore e il declino fisico. L’analisi ha inoltre evidenziato collegamenti coerenti tra l’assunzione moderata di caffè e la riduzione delle principali cause di mortalità, inclusi decessi legati a malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, cancro e malattie respiratorie.
Gli autori dello studio introducono inoltre il concetto di caffeina come normalizzatore ridefinendola come un agente stabilizzante per i sistemi fisiologici, anziché il tradizionale ruolo di psicostimolante.
Questo cambiamento di prospettiva potrebbe ridefinire radicalmente il modo in cui il caffè è percepito, studiato e consumato, spostandolo dall’essere considerato uno stimolante a una più ampia categoria di ottimizzazione della salute di routine.
La ricerca è stata finanziata da diverse aziende, tra cui illycaffè, JDE Peet’s, Lavazza, Nestlé, Paulig e Tchibo, attraverso il loro ente no-profit, l’Institute for scientific information on coffee (Isic).