MILANO – Bere caffè può ridurre il rischio di tumore dell’endometrio (il tumore dell’epitelio di rivestimento dell’utero) che rappresenta il 3.9% di tutti i tumori nel mondo. Tra i tumori ginecologici ha un’alta incidenza, ma una bassa mortalità.
Il Progetto di Aggiornamento Continuo (Continuous Update Project – Cup – dell’International World Cancer Research Fund – Wcrf-) ha identificato 8 studi prospettici che, basandosi su più di 3.500 casi di tumore dell’endometrio, mostrano una protezione del 7% per ogni tazza di caffè bevuta. Risultati analoghi si avevano per il caffè decaffeinato, basati su circa 2.500 casi di tumore.
Questi risultati confermano quelli di meta-analisi precedenti, basate, oltre che sugli studi di coorte anche su quelli caso controllo, che trovavano la stessa protezione del 7%.
Per spiegare l’associazione inversa sono stati proposti diversi meccanismi biologici. Il caffè contiene molti composti bioattivi tra cui molti antiossidanti, che hanno un effetto anticancerogeno, e l’acido clorogenico, che potrebbe ridurre l’iperinsulinemia, soprattutto nelle donne obese che sono quelle a maggior rischio di tumore dell’endometrio.
La presenza di una curva esposizione-rischio, la coerenza di risultati tra diversi disegni sperimentali e la plausibilità di potenziali meccanismi di azione biologica suggeriscono che l’effetto benefico del caffè possa essere realmente causale.
Ma il caffè non sembra limitarsi a ridurre il rischio di tumore dell’endometrio. Uno studio recente italiano mostra che il caffè riduce anche il rischio di melanoma di quasi il 50%, se bevuto giornalmente.
L’effetto protettivo è più forte nei soggetti con alcune caratteristiche metaboliche legate agli enzimi della glutatione S-tansferasi (GST). Almeno due studi precedenti sul melanoma avevano mostrato una protezione del caffè, mentre almeno altri due nessuna associazione. Varie ipotesi biologiche sono plausibili, ma non ancora dimostrate.
Infine, in passato si riteneva che la caffeina contenuta nel caffè potesse causare una perdita di massa ossea. Gli studi sull’assunzione di caffè in relazione al rischio di fratture ossee avevano mostrato risultati discordanti.
Un grande nuovo studio prospettico svedese, che si basa su più di 3.800 fratture dell’anca in donne in menopausa, ha mostrato un’assenza di relazione con il rischio di fratture e con il rischio di osteoporosi, pur in presenza di una riduzione di massa ossea del 2-4%.
“Tutti i dati recenti sul consumo di caffè e rischio di tumori, ma anche su rischio di molte altre malattie, sono rassicuranti” afferma Alessandra Tavani, Capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche presso l’Irccs – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano.
“Certo, non si può raccomandare di bere caffè allo scopo di proteggersi contro le malattie, ma si può affermare che in persone sane un consumo di 3 tazzine al giorno non costituisce un rischio per la salute, ma può addirittura migliorarla”.
“L’alimentazione, l’attività fisica e lo stile di vita sono i fattori che maggiormente influenzano la nostra salute”, sostiene Amleto D’Amicis nutrizionista e membro del Comitato Scientifico sul Caffè della Fo.S.A.N.
“Con questi nuovi risultati del WCRF e degli altri ultimi studi è stato posto un altro importante punto a sostegno della prevenzione di tumori e altre patologie, coinvolgendo l’attività fisica, il controllo del peso corporeo e il consumo moderato di caffè, quali fattori protettivi”.