BARI – Si è concluso “positivamente” l’incontro presso la direzione generale del Ministero del Lavoro sulla vertenza Saicaf. In oggetto, l’esame congiunto previsto dall’ ex art.24 del D.Lgs n.148/2015 per la richiesta di 12 mesi di Cigs a partire dal 01/01/2020 per i 13 lavoratori della Saicaf di Bari, interessati dalla procedura di licenziamento collettivo per la cessata attività della produzione del caffè nello storico stabilimento di via Amendola.
“L’incontro presso il Ministero del Lavoro si è concluso in maniera positiva” ha dichiarato il Segretario Generale della Uila Puglia, Pietro Buongiorno a conclusione del tavolo.
“Chiarisco che questa parte istruttoria relativa alla Direzione Generale Ammortizzatori Sociali del Ministero del Lavoro va a verificare, nello specifico, se ci siano risorse per attivare gli strumenti a sostegno del reddito”.
Adesso bisognerà attendere l’istruttoria da parte della Direzione Generale Ammortizzatori Sociali. Cià al fine di completare l’intero iter per il pagamento diretto da parte dell’Inps.
“Il ricorso alla Cigs per i 13 lavoratori era l’unico strumento per evitare il licenziamento immediato” ha aggiunto Buongiorno.
“Ringraziamo il Presidente della task force regionale Leo Caroli per il grande impegno profuso. Auspicando che le politiche attive (congiuntamente al sostegno che riceveranno i lavoratori in questi 12 mesi) siano uno strumento efficace al fine di poter permettere un ricollocamento prima del termine degli ammortizzatori sociali”.
La vicenda che vedeva coinvoli 40 lavoratori era iniziato nel settembre 2019
A fine settembre ’19 lo stabilimento della torrefazione Saicaf di Bari aveva chiuso i battenti della parte produttiva. Una pessima notizia per i 40 lavoratori occupati nel reparto di torrefazione: per questo motivo scattano le proteste dal 12 settembre in poi.
Saicaf chiude la torrefazione: la notizia ha fatto il giro d’Italia data la rilevanza dell’azienda
Suscitando le reazioni dei lavoratori che hanno preso le distanze dalle organizzazioni di rappresentanza e della stessa azienda che ha replicato parlando di un trasferimento di sede.
La dichiarazione dei sindacati del settembre 2019
«Lo scioperò continuerà – dicono i sindacati – fino a quando dall’azienda non giungeranno gli opportuni chiarimenti. E non si darà garanzia sul futuro dei lavoratori attualmente occupati».
Della chiusura dello stabilimento e della cessione del terreno avevano già discusso il 6 agosto scorso. Nel corso di un incontro tra le rappresentanze sindacali e la direzione aziendale.
La storica torrefazione, fondata nel 1932, ad oggi ha in organico oltre 40 unità
Tutti gli addetti alla produzione sono, quindi, interessati dalla cessazione delle attività nello stabilimento barese. Dal mese di agosto, invece, risale il trasferimento degli uffici commerciali e dell’amministrazione in una sede nel centro di Bari.
Sì perché la vendita dei vari tipi del Caffè Saicaf proseguirà. Anche se non più torrefatto nel capoluogo pugliese ma a Bologna, presso una grande industria del settore.
Scrivono Anna Lepore e Pietro Buongiorno, segretari generali di Flai e Uila
«Alla luce di tutto ciò le organizzazioni sindacali, hanno inoltrato richiesta di incontro urgente alla direzione aziendale Saicaf. Nella quale si specificava la necessità di essere ricevuti entro il giorno 6 settembre al fine di ricevere comunicazioni relative agli intendimenti aziendali in merito alla tutela e alla salvaguardia dei posti di lavoro messi in discussione. A tale richiesta l’azienda ha risposto il 4 settembre convocando un incontro per il 30 settembre».
La nota del segretario Uila – «Non abbiamo avuto la possibilità di visionare e valutare alcun piano industriale né siamo stati messi a conoscenza delle intenzioni della proprietà. Siamo preoccupati perché, ad oggi, l’azienda non ha chiarito da quale società verrà acquisita la produzione e, quindi, quale sarà il futuro lavorativo degli operai occupati nel reparto».
Lo denuncia il segretario generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno, commentando la volontà della proprietà di chiudere lo storico stabilimento Saicaf di Bari e di cedere i terreni, trasferendo gli uffici nel centro del capoluogo.
«Voci di corridoio che si inseguivano da tempo – dice Buongiorno – parlavano di una trattativa avanzata per la cessione del terreno su cui insiste lo stabilimento produttivo. La notizia è stata poi comunicata soltanto nel mese di agosto in cui venivamo a conoscenza del fatto che la data ultima per lo sgombero era stata fissata per il mese di ottobre».
«Per questo – rileva – abbiamo chiesto un incontro urgente con la proprietà. Al fine di pianificare tutte le azioni atte a tutelare i diritti dei lavoratori. Ma ad oggi, evidentemente, tale appello non risulta accolto. Quindi, dopo aver indetto lo stato di agitazione sindacale ci vediamo costretti ad indire uno sciopero ad oltranza. Oltre ad aver interessato la task force regionale per l’occupazione. Sempre al fine di venire a capo di una vicenda complessa, ma drammatica nei suoi risvolti».
Ma decine di dipendenti hanno già firmato contro lo sciopero
In settembre fu divulgata anche una nota dei dipendenti di Saicaf che si dissociavano dalle iniziative dei sindacati: “I dipendenti della Saicaf Spa e delle altre società del gruppo sono indignati per il comportamento messo in atto dai sindacati e dichiarano di non aderire a nessuno sciopero” è scritto in un comunicato firmato da decine di dipendenti dell’azienda barese.
La replica della Saicaf
Antonio Lorusso, presidente della Saicaf, ha esposto il suo pensiero e il suo sconcerto sull’attività dei sindacati anche su Facebook
«L’attività aziendale è in piena continuità ed il percorso organizzativo interesserà pochissime unità per le quali l’azienda» ha avviato con i sindacati un percorso «per attenuare le conseguenze sul piano sociale».
Così il presidente del Consiglio di amministrazione di Saicaf, Antonio Lorusso, ha replicato ai sindacati che hanno proclamato lo sciopero contro la chiusura dello storico stabilimento di Bari e la cessione del terreno.
Saicaf, spiega Lorusso, ha avviato una riorganizzazione per “potenziare la propria presenza sul territorio nazionale ed estero”
Infatti sta trasferendo la propria sede «in via Oberdan, e contemporaneamente riorganizzando l’attività produttiva avendo individuato dei siti produttivi di primaria importanza. In questa ottica, l’azienda ha colto una opportunità. Dismettendo lo storico stabilimento produttivo di via Amendola e portando a termine una importante operazione immobiliare».
Per questo, «spiace constatare l’iniziativa presa dalle stesse organizzazioni sindacali di diffondere notizie non vere e non rispettose degli sforzi fin qui da tutti profusi.»