lunedì 23 Dicembre 2024
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SaharGul Cafè: ecco il locale che a Kabul ospita soltanto le donne

Homiyra Bakhashi, project manager e attivista di YoungWomen4Change, a RFE/RL “Lo abbiamo creato per dare loro la possibilità di sentirsi sicure e rilassate. Facciamo in modo che possano studiare e lavorare senza problemi”. Le donazioni locali e straniere sono state fondamentali per la gestione e la manutenzione del caffè

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KABUL – Si chiama SaharGul Cafe, per ricordare una ragazza afghana, appena quindicenne, abusata e uccisa dal marito l’anno scorso perché si rifiutò di prostituirsi. Oggi Sahul per le donne afghane è diventata il simbolo della resistenza e della libertà, ed è per questo che il primo Internet Cafè di Kabul per sole donne è stato battezzato col suo nome. Dotato di una dozzina di computer portatili, una biblioteca, arredato con morbidi cuscini e con il logo di Facebook e di Yahoo dipinto sui muri, il caffè accoglie ogni giorno decine di donne che vi si recano per navigare, studiare, fare amicizia, o semplicemente sentirsi libere dal controllo degli uomini.

Sahrgul: “E’ diventato un rifugio per le donne”, racconta Homiyra Bakhashi, project manager e attivista di YoungWomen4Change, a RFE/RL

“Lo abbiamo creato per dare loro la possibilità di sentirsi sicure e rilassate. Facciamo in modo che possano studiare e lavorare senza problemi”. Le donazioni locali e straniere sono state fondamentali per la gestione e la manutenzione del caffè, dice Bakhshi, che alle visitatrici fa pagare un ticket di un dollaro, molto meno rispetto ad altri internet caffè di Kabul. Miriam Noorani è una studentessa dell’Università di Kabul e un’assidua frequentatrice del caffè, che ha aperto a marzo in occasione della Festa della donna. Per lei il caffè è un momento di libertà, un angolo prezioso in un paese dove l’abuso domestico nei confronti delle donne è routine, i matrimoni forzati sono ancora la norma e il tasso di suicidi femminili tra i più alti al mondo.

Tuttavia negli ultimi dieci anni le donne hanno compiuto progressi significativi nella società afghana

Milioni di ragazze sono tornate a scuola, molte donne lavorano, specialmente nelle grandi città, e ricoprono anche ruoli di responsabilità, e decine di loro sono diventate membri del parlamento e del senato. Ma tutte sospettano della politica del presidente Karzai, perché temono che con il ritiro della Nato nel 2014 i loro diritti verranno “sacrificati” nelle trattative di pace con i Talebani. In effetti segnali in questo senso non sono mancati, in particolare a marzo quando il Consiglio degli Ulema redisse un codice di condotta per le donne dal sapore talebano e Karzai non ne dissentì, ma l’Unione Europea nell’ultima conferenza di Tokyo sull’Afghanistan è stata chiara: sosterrà il paese con 1,2 miliardi di dollari l’anno per la ricostruzione, “ma solo se verranno rispettati i diritti delle donne”. Altrimenti, un’inversione di rotta sarà inevitabile.

di Serena Grassia

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