BOLOGNA — I lavoratori della Saeco hanno approvato l’accordo raggiunto dai loro sindacati a Roma con Philips e che prevede esodi incentivati con 75.000 euro, cassa integrazione e la promessa di 23 milioni di euro sullo stabilimento di Gaggio Montano.
Tra lunedì e martedì sono andati a votare 459 dipendenti sui 541 aventi diritto pari all’84,84% la stragrande maggioranza di loro ha detto «sì»: si sono espressi a favore in 438, contro solo 14 «no» (quattro le schede bianche e tre le nulle). L’accordo dunque passa con il 95, 42%.
«OTTIMO RISULTATO» – Marino Mazzini, segretario della Fim-Cisl di Bologna, parla di «ottimo risultato: i lavoratori hanno capito che di più non si poteva ottenere e fare in una vertenza così dura e complicata» e alla fine emerge il loro «grande senso di responsabilità».
«MASSIMO RISULTATO POSSIBILE» – «Rispetteremo la volontà dei lavoratori. Sono adulti e vaccinati per decidere cosa fare», aveva detto il mattinata il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini parlando del voto dei dipendenti sull’accordo Saeco.
«Abbiamo raggiunto il massimo risultato possibile – ha ribadito il presidente – anche grazie alla serietà dei lavoratori e dei sindacati che li rappresentano, oltre che al grande lavoro fatto dal ministro Guidi».
Con l’accordo della scorsa settimana con Philips-Saeco «abbiamo ottenuto la continuità produttiva su quel sito, sia pure con un numero minore di addetti, e abbiamo evitato qualsiasi licenziamento: ci sarà mobilità volontaria, ma l’assessore Palma Costi incontrerà i lavoratori nei prossimi giorni- ha ricordato il presidente- perché chi vorrà uscire dalla Saeco avrà non solo un’ottima buonuscita, ma anche una mano per arrivare ad una nuova occupazione».
DOPO 70 GIORNI DI LOTTA – La notizia dell’accordo, venerdì scorso, è arrivata dopo settanta giorni di picchetti: i lavoratori sono stati in presidio permanente dal 26 novembre, quando i vertici della Philips, proprietaria dal 2009 dell’azienda bolognese di macchine da caffè, hanno annunciano di voler tagliare 243 posti di lavoro su 558. Da allora, mobilitazioni e blocchi dei tir sono stati cronaca di quasi tutti i giorni.