di Alessandro Canella*
BOLOGNA – Va male il tavolo di crisi in Regione per la vertenza Saeco. Philips conferma i 243 licenziamenti annunciati, continuando a motivarli col calo dei volumi e negando di voler delocalizzare. Papignani: “E’ stato disgustoso”. Gli incontri, già da giovedì 3 dicembre, si spostano al Ministero.
Non è andato bene il primo incontro del tavolo di crisi sulla vertenza Saeco. Dopo l’annuncio di 243 esuberi da parte di Philips, proprietaria del marchio di macchine per il caffé domestiche prodotte a Gaggio Montano, oggi l’azienda e i sindacati si sono trovati in Regione, per discutere alla presenza dell’assessore Palma Costi.
L’incontro non ha prodotto alcun risultato positivo: la proprietà ha confermato la volontà di licenziare quasi la metà dei lavoratori impiegati nello stabilimento bolognese, sottolineando il calo dei volumi prodotti.
Philips ha fatto sapere anche di non avere in mente una delocalizzazione e sostiene di non voler procedere con una decisione unilaterale, anche se non ha fatto alcun passo indietro.
Per contro, i sindacati hanno ribadito che il piano di esuberi presentato è semplicemente inaccettabile. Dopo aver ricordato le promesse non mantenute dalla multinazionale, che per lo stabilimento sull’Appennino bolognese avrebbe dovuto predisporre un piano di rilancio, oggi nei rappresentanti dei lavoratori è prevalsa la rabbia.
“E’ stato disgustoso – ha commentato il segretario regionale della Fiom, Bruno Papignani, all’uscita dall’incontro – L’azienda ha iniziato ringraziando i lavoratori per il loro impegno, poi ha confermato che li licenzierà”. Papignani ha cercato in un qualche modo di rincuorare i 130 operai in presidio sotto la Regione, spronandoli ad avere pazienza e a lottare.
Ora la palla passa al Ministero, nella speranza che il ministro Federica Guidi, che nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver già preso contatti con la proprietà, riesca ad avere argomentazioni più convincenti. Domani, Guidi incontrerà il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Sintomo che la questione è delicata e che non può essere affrontata solo a Viale Aldo Moro.
A tremare per l’eventualità di un nulla di fatto, però, non sono solo lavoratori e sindacati, ma anche artigiani ed esercenti. In questo senso va la nota di Cna e di Ascom, che immaginano conseguenze anche per l’indotto.