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martedì 03 Dicembre 2024
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Rubens Gardelli svolta sul 100% compostabile del suo packaging: “NatureFlex, stesse performance della plastica 100% riciclabile”

Il micro roaster: “Devo dire che dal sacchetto del 2022 il costo per noi è aumentato di tre volte. Ho deciso di assorbirne io il costo riducendo i miei margini, parliamo di 10-50 centesimi in più a sacchetto. In ogni caso sono più che contento di dare questo esempio e magari spingere altri a compiere lo stesso passaggio verso la compostabilità. Ho fatto questa scelta perché ci credo e non per cavalcare una moda."

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MILANO – Quando si sposa la cultura degli specialty coffee allora si fa attenzione alla creazione di una filiera che oltre ad essere trasparente sia sostenibile, dal punto di vista sociale e ambientale: lo sa bene Rubens Gardelli, campione mondiale roasting 2017 e fondatore della micro roastery Gardelli Specialty Coffee.

Ma soprattutto lo dimostra ancora meglio nella pratica: l’ultima notizia conferma il suo impegno costante per avere minore impatto con la scelta di un packaging per i suoi specialty totalmente compostabile, grazie alla composizione con un materiale innovativo, il NatureFlex.

La materia prima di cui è fatto principalmente questo particolare film prodotto dall’azienda Futamura è la cellulosa derivata dalla pasta di legno (certificata dalla catena di custodia FSC™ (Forest Stewardship Council), proveniente a sua volta da foreste gestite in modo responsabile.

Gardelli lo ha raccontato innanzitutto in un video sulla sua pagina Instagram:

 

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Un post condiviso da Gardelli Specialty Coffees (@gardellicoffees)

E ora torna a parlarne su queste pagine, per spiegare più nel dettaglio il processo che lo ha portato a sostenere questa nuova sfida, per niente semplice.

Gardelli, come e perché è arrivato a prendere questa decisione responsabile?

“Ho iniziato a valutare il packaging compostabile stimolato dalla visione del documentario Seaspiracy su Netflix, che mi ha mostrato l’impatto che ha l’imballaggio di plastica sull’ambiente.

Ho voluto quindi far parte del cambiamento e ho svolto delle ricerche. Già tempo fa ero passato dal classico packaging in triplice accoppiato (che finiva nei termoregolatori per essere incenerito) alla soluzione 100% di plastica riciclabile.

Ancora però non mi bastava: spedendo il mio caffè in tutto il mondo, mi sono reso conto di non poter essere certo che in determinati Paesi, per esempio l’Arabia Saudita, esistano dei centri di riciclaggio adatti e che le bags non vadano a finire nelle discariche sotto terra.

Non avendo quindi totale controllo sul fine vita di questo packaging 100% riciclabile, ho voluto informarmi sul materiale compostabile oggi in mercato.

Nel luglio 2022 ho iniziato per la prima volta a usare il primo pacchetto da 250 grammi di questo genere e però sono presto emerse delle criticità: in condizioni climatiche particolari, il caffè a volte si rovinava e raccoglievamo dei feedback da alcuni clienti che, soprattutto estraendo in espresso, riscontravano delle note non desiderate, una crema che svaniva subito e un’erogazione troppo veloce.

Risultati che solitamente sono sintomi di un caffè vecchio, che non era certo il nostro caso.

Abbiamo realizzato nei mesi che la composizione dell’imballaggio che avevamo scelto nel 2022 – due strati, uno di carta esterno che però faceva passare soprattutto l’umidità all’interno del sacchetto e che aveva una bassa resistenza a ossidazione, poi quello interno in PLA derivato dal mais, che si opponeva di più all’ossigeno ma non del tutto – reagiva male ad un’estrema umidità o all’eccessivo calore.

Dopo sei mesi di segnalazioni e di test svolti, ho capito che bisognava trovare un altro prodotto, sempre certificato compostabile, ma che mi garantisse una maggiore opposizione all’ossigeno.

Dopo diverso tempo impiegato nella ricerca e nel confronto tra tante aziende, sono stato convinto dal materiale NatureFlex. Il nostro sacchetto attuale esternamente è caratterizzato da uno strato di carta e internamente da uno di NatureFlex.

NatureFlex, nuovo materiale (foto da Instagram)

Di fatto, attualmente è il materiale più evoluto tecnicamente e certificato come compostabile (TUV Austria). Posso affermare con certezza, dopo averlo acquistato e testato, che NatureFlex offre le stesse performance del vecchio sacchetto di plastica 100% riciclabile. Ora lo uso per le bags da 250 grammi e da un chilo.

La settimana scorsa ho iniziato a spedire nelle tante nazioni tra Stati uniti, Europa e Arabia Saudita, ma ho dovuto precisare contestualmente in un video che il fatto di vedere l’imballaggio gonfio non significa che lo specialty al suo interno sia andato a male.

Ecco cosa succede: tostando chiaro, il chicco non ha il tempo di sviluppare tutta la CO2 e il sacchetto si gonfia di poco. Ma è solo per via dell’anidride carbonica che va a occupare il suo spazio e raggiunge un equilibrio interno di pressione per cui la CO2 si stabilizza senza far esplodere questa atmosfera controllata.

Questo preserva in modo naturale la shelf life del prodotto stesso. Il fatto che il pacchetto diventi così gonfio è sintomo che il fornitore del sacchetto ha fatto il giusto lavoro, perché tutti i bordi sono stati sigillati a dovere.

Questo effetto di solito si combatte con una valvola monodirezionale che però non ho mai voluto applicare, perché è solitamente prodotta in maniera massiva: essendo anche soluzioni spesso economiche per unità, non sono state realizzate nel rispetto di parametri scientifici per cui si è certi che l’aria esce soltanto e non entra. Secondo le mie ricerche anzi queste riducono la shelf life e per questo motivo non ho mai voluto adottarle.”

Ma costa di più per lei acquistare questo materiale?

“Devo dire che dal sacchetto del 2022 il costo per noi è aumentato di tre volte. Ho deciso di assorbirne io il costo riducendo i miei margini, parliamo di 10-50 centesimi in più a sacchetto. In ogni caso sono più che contento di dare questo esempio e magari spingere altri a compiere lo stesso passaggio verso la compostabilità. Ho fatto questa scelta perché ci credo e non per cavalcare una moda.

Nel mio piccolo, quello che posso fare lo faccio. Il caffè arriva perfetto, senza ossidazione, e sono certo che la sua fine vita sarà gestita meglio. Certo, la certificazione è compostabile a livello industriale per il momento e non a quello domestico.

Avevo valutato di entrare anche nel settore capsule seguendo la stessa linea, ovvero l’uso di un materiale al 100% biodegradabile compostabile: ci sono dei fornitori ho visto che già si occupano di produrlo, ma ancora non ho trovato il tempo di fare ricerche più approfondite per poter sviluppare una nostra linea di monoporzionato.”

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  • Brambati

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