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sabato 23 Novembre 2024
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Romani & C. S.p.A.: la cattedrale del caffè nel crocevia di Pozzolo Formigaro, alle spalle del Porto di Genova, con la terza generazione

Romano Romani, presidente dell'azienda: “Il fatto di gestire un’unica merceologia consente di consolidare e perfezionare  le  procedure elaborate nell’intento di operare per il meglio; certo tutto è perfettibile e migliorabile e noi cerchiamo in questo senso di mettere a frutto le esperienze e di considerare gli input che arrivano dai nostri clienti. Una rigorosa tracciabilità della merce, come già accennato, risulta per esempio fondamentale; indipendentemente dal tipo di imballo, dal quantitativo di prodotto rappresentato da una singola Polizza di Carico o dal volume totale del lotto,  le commodity  nei nostri magazzini sono  posizionate in modo che ogni stiva rappresenti fedelmente la merce imbarcata in ogni singolo container, che resta separata, ben identificata  e sempre “tracciabile”.  Per quanto riguarda la merce in big bag questo è possibile anche grazie a scaffalature di tipo “drive in”, appositamente dimensionate"

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POZZOLO FORMIGARO (Alessandria) – Romano Romani, 84 anni portati benissimo, i pochi acciacchi non si notano: lui è quello di sempre, ed è molto orgoglioso della sua creatura. E ne ha ben d’onde. Presidente dell’azienda, lo incontriamo con il figlio Luca, ceo e terza generazione di una famiglia da circa 80 anni impegnata nel caffè. Su una superficie totale di 50.000 metri quadrati, 19.000 di aree coperte attrezzate con possibilità di essere ulteriormente incrementate, magazzini alti non meno di 12 metri, ampi piazzali: una struttura esclusivamente pensata e dedicata alla logistica del caffè verde.

“La disponibilità di spazi adeguati dove sviluppare le nostre attività rappresentava un’esigenza che abbiamo sicuramente soddisfatto, assicurandoci nel contempo la possibilità di perseguire costanti miglioramenti in termini di efficienza e qualità, coerentemente con la nostra tradizione e le aspettative  di un mercato sempre più esigente” sottolinea Romano Romani, figlio di Carlo, fondatore della storica Casa di Spedizioni specializzata nei “coloniali”, adesso operatore logistico a tutto campo con una filiale a Trieste che opera anche su Koper/Capodistria.

Una scommessa vinta, questa della Romani & C., di portare il mare oltre l’Appennino anche se solo poche decine di chilometri a nord rispetto alle banchine del porto di Genova

“Certo ci siamo mossi a ragion veduta ed è bene sottolineare che mai abbiamo pensato di correre il rischio di costruire una cattedrale nel deserto”, sottolinea Luca Romani, che nella Confindustria della provincia di Alessandria  ricopre la carica di Vicepresidente con delega alla logistica e ben conosce queste tematiche: “ci troviamo su quell’asse della valle Scrivia che da sempre rappresenta una via preferenziale per i traffici in transito da e per gli approdi liguri e che negli ultimi decenni ha sempre più consolidato il ruolo di  sbocco naturale per le attività di logistica a questi collegate”.

“L’ufficio doganale di nostro riferimento – un presidio è proprio attiguo alla nostra struttura –  già denominato “Retroporto di Genova”, è previsto venire a breve incorporato nella dogana di Genova e questo credo sia piuttosto indicativo. In effetti siamo posizionati in un vero e proprio distretto della logistica, attraversato dal tracciato del 3° valico – presto la nuova linea ferroviaria sarà attiva – con adeguate infrastrutture materiali e immateriali, quest’ultime rappresentate da tutto quanto serve a garantire servizi ed adempimenti di vario genere indispensabili a supportare il traffico delle merci”

“La distanza che ci separa dalle banchine del porto di Genova è di solo una quarantina di chilometri, ma nella giusta direzione per risultare più vicini alla gran parte dell’industria della torrefazione. Il capoluogo ligure, compresso tra mare e monti, non può offrire spazi sufficienti per soddisfare tutte le esigenze legate alle attività che ruotano intorno al suo importante scalo; pochi spazi che prioritariamente devono essere dedicati a quelle funzioni più direttamente collegate alla nave.

Difficile quindi, anche per questi motivi, sviluppare a Genova un progetto come il nostro. Trovare una collocazione oltre Appennino nel contesto descritto, è stato piuttosto naturale”.

Vi siete allontanati un po’ dal porto, avvicinandovi però all’industria di riferimento; come è cambiata la vostra operatività?

“Nessuna particolare complicazione per quanto riguarda le modalità operative, spiega Romano Romani; come sempre i container in arrivo vengono trasferiti dal terminal portuale alle nostre strutture via camion e poco cambia dover allungare un poco la percorrenza; a maggior ragione se si considera il fatto che a Genova è sempre stata consuetudine utilizzare magazzini situati fuori dalle aree portuali”.

Dal triste evento del crollo del Ponte Morandi in poi la viabilità autostradale, soprattutto in Liguria, è stata oltremodo penalizzata dai molti cantieri aperti che hanno reso e continuano a rendere difficoltosi gli spostamenti oltre a complicare la programmazione dei viaggi; che tipo di impatto ha avuto questa situazione sul vostro lavoro?

“La nostra organizzazione si è ben adattata e soprattutto la flessibilità applicata nella fase di ricezione merce ha garantito un’efficiente gestione dei contenitori in trasferimento dai porti liguri nelle cui prossimità, come evidenziato, la viabilità risulta particolarmente complicata, spiega Romano Romani. Abbiamo trovato buone soluzioni, collaborando con i trasportatori nostri fornitori, che in prima battuta subiscono i disagi; i clienti che depositano il caffè presso le nostre strutture hanno quindi ben poco risentito di queste criticità.

romani
L’interno dell’azienda (immagine concessa)

Per quanto riguarda la rispedizione dai nostri magazzini all’industria, fase che evidentemente più coinvolge l’organizzazione della nostra clientela, ha continuato in maniera veloce e precisa proprio per il fatto che le nostre strutture sono posizionate al di fuori e già oltre i tratti viari più problematici e grazie alla presenza nelle vicinanze di snodi autostradali particolarmente funzionali; la spedizione della merce al destinatario finale risulta quindi agevole facilitando anche una maggiore precisione sugli orari di consegna”.

Adattamento e flessibilità: immaginiamo che il fatto di operare in strutture di proprietà aiuti…

“Sicuramente”,  aggiunge Luca Romani, “cosa non scontata per chi lavora nel nostro settore e spesso si trova costretto ad operare in magazzini generali, acquisiti in concessione  o comunque in strutture di terzi.  Ora abbiamo il pieno controllo di tutte le operazioni  e la possibilità di mettere il caffè verde al centro di qualsiasi iniziativa. Penso per esempio alle azioni intraprese in tema di “food defense”,  che hanno tra le altre cose contribuito ad acquisire lo status di AEO “full” combinando entrambe le certificazioni possibili: semplificazioni doganali e sicurezza.“

E in effetti le strutture che abbiamo visto confermano l’idea di essere state pensate proprio per il caffè. Solo per fare un esempio, guardando in alto verso i finestroni ci si accorge che quelli sui lati più esposti al sole sono diversi, di una tipologia che protegge il caffè in deposito dai raggi diretti, per limitarne l’invecchiamento.

“Sin dalla progettazione abbiamo cercato di considerare le specifiche necessità della nostra merceologia di riferimento – prosegue Luca Romani –  immaginando e realizzando le soluzioni migliori per una gestione e una conservazione ottimale del prodotto. Attraverso gli impianti e le attrezzature in dotazione siamo in grado di gestire, in ricezione, in rispedizione e in stoccaggio, qualsiasi tipo di imballo. Abbiamo macchinari sviluppati appositamente dalle aziende produttrici per  effettuare lavorazioni a secco sul caffè verde (selezionature con tavole densimetriche o per colore, pulizia ed eliminazione di corpi estranei…),  oltre a due punti di svuotamento per merce bulk, due stazioni di insacco piuttosto versatili, possibilità di caricare cisterne”.

Veniamo accompagnati nelle aree operative e nei magazzini. Transitiamo per la zona degli impianti e assistiamo allo scarico di un contenitore bulk. Una sorpresa: mettendo le mani a coppa nella cascata di verde si scopre che il caffè appena arrivato è caldo.

Ci spiegano che è dovuto al rilascio di umidità durante il trasporto via mare che spesso genera un momentaneo aumento di temperatura immediatamente percettibile al tatto. Ci vengono descritte tutte le possibili lavorazioni e le caratteristiche dei macchinari e, a proposito di lavorazioni, ci viene mostrata una vaschetta di quelle generalmente utilizzate per visionare i campioni, colma di pietre di diversa dimensione.

E’ lo scarto  risultato di una delle lavorazioni eseguite che, oltre alle pietre, prevede se necessario l’eliminazione di altri corpi estranei.  Passiamo davanti ad una delle stazioni di reinsacco dove vengono confezionati i big bag; notiamo l’operatore che applica dei cartellini su ogni saccone.

I tre formati delle big bag dell’azienda (immagine concessa)

“Certamente”, ci spiega Luca Romani, “Ogni singolo big bag viene cartellinato in modo da garantire una accurata tracciabilità della merce. Il caffè alla rinfusa transita per i nostri impianti solo per il tempo strettamente necessario ad effettuare un cambio di imballo o una lavorazione; immediatamente dopo viene trasferito nei sacconi che, come detto, riportano tutti i necessari dati identificativi.”

Passeggiamo per le aree interne destinate al deposito; sezioni riservate alla merce in big bag e altre destinate a quella confezionata in sacchi su bancali. Quello che colpisce, in uno spazio così vasto, infinito da certi punti d’osservazione, è la pulizia e l’ordine che vi regnano. Con tutti i sacchi ben impilati, i sacconi su enormi scaffalature che risalgono sin verso il soffitto con 4 piani successivi.

“Il fatto di gestire un’unica merceologia consente di consolidare e perfezionare le  procedure elaborate nell’intento di operare per il meglio; certo tutto è perfettibile e migliorabile e noi cerchiamo in questo senso di mettere a frutto le esperienze e di considerare gli input che arrivano dai nostri clienti.

Una rigorosa tracciabilità della merce, come già accennato, risulta per esempio fondamentale; indipendentemente dal tipo di imballo, dal quantitativo di prodotto rappresentato da una singola Polizza di Carico o dal volume totale del lotto, le commodity nei nostri magazzini sono  posizionate in modo che ogni stiva rappresenti fedelmente la merce imbarcata in ogni singolo container, che resta separata, ben identificata  e sempre tracciabile.  Per quanto riguarda la merce in big bag questo è possibile anche grazie a scaffalature di tipo “drive in”, appositamente dimensionate.

In tanta organizzazione e operosità, rileviamo un’assenza: non ci sono i proprietari della merce che controllano l’arrivo e le complesse lavorazioni cui va incontro il loro caffè.

“Vero – Romano Romani è un po’ sorpreso dalla considerazione – il cliente è sempre il  benvenuto ma generalmente non ritiene di dover assistere alle operazioni svolte perché si fida assolutamente del nostro operato. E come potrebbe essere altrimenti?”

Ma come ci si orienta nella cattedrale della Romani? Come a New York, a noi sembra, pensando alle strade larghe e dritte e quelle che intersecano, con numeri diversi.

“Qualcosa del genere – sorride Romano Romani – Ogni lotto riporta anche il dettaglio della posizione occupata all’interno della struttura con l’indicazione della sezione di magazzino, del  corridoio, ecc. . In questo modo il nostro sistema informatico è in grado di fornirci l’esatta collocazione di una partita in pochi secondi”.

Qua la seconda parte del viaggio conoscitivo dell’azienda.

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